La signora Bertoni era la più vecchia della regione, a giugno ne avrebbe compiuti 111. Il figlio Ferruccio: donna intelligente e poliedrica, amava cantare, ha fatto tanti lavori di Anna Rosso
Nella mente e nel cuore di Alba, che aveva percorso l’intero Novecento e vissuto entrambe le Guerre mondiali, tantissime esperienze e innumerevoli ricordi. Tutti rimasti sempre in ordine, come le perle di una collana. «La mamma – racconta infatti il più giovane dei suoi tre figli, Ferruccio, oggi 76 anni – è rimasta lucidissima fino a pochi giorni fa. Giovedì scorso abbiamo giocato a carte (uno dei suoi hobby preferiti) e l’ho fatta ridere di gusto raccontandole un aneddoto. È sempre stata serena – prosegue -, un carattere splendido. Quando io e i miei fratelli eravamo piccoli ha saputo trasmetterci, con la sua equilibrata severità, i valori più importanti, come l’onestà. E poi quando non parlavamo bene, lei ci correggeva sempre».
A quanti domandavano ad Alba Bertoni, vedova da tanti anni di Eliseo Dipotti, quale fosse il suo segreto di salute e longevità lei ha sempre risposto, come riferisce il figlio, «il lavoro». «Sapeva fare tutto: cucinare, cucire, coltivare la terra, governare gli animali. E si improvvisava anche falegname o elettricista. Ha fatto persino la casellante lungo la tratta ferroviaria Trieste-Lubiana, come aveva ricordato Pietro, classe 1929, l’altro figlio ancora in vita, mentre Renato è mancato già da tempo.
«Qualcuno notava divertito che mio fratello, a 86 anni, andava a trovare la mamma» osserva ancora Ferruccio e aggiunge: «Poter vivere così a lungo accanto a una persona così è stato un regalo della Natura, ora ha lasciato un grande vuoto». Ad Alba piaceva scherzare bonariamente e, solo l’altro giorno, i suoi cari si sono ricordati di quella volta che aveva chiamato mezzo paese a casa sua con la scusa dell’imminente nascita di un vitellino. Non era vero, ma è stato un divertente “pesce d’aprile”, una scusa per divertirsi in compagnia. «Sapeva cucire molto bene – aggiunge Ferruccio – e tanti dei nostri vestiti li aveva confezionati con le sue mani. Il suo unico rimpianto, infatti, era forse quello di non essere riuscita a fare la sarta in modo professionale. Di lei ci rimangono anche tutte le canzoni degli anni Trenta, che cantava continuamente, ’O Surdato ’Nnammurato, Come pioveva e tante altre ancora. E anche – conclude – i racconti ricorrenti di quando aveva incontrato il pilota Francesco Baracca sui prati del Torre oppure di quando il duca Amedeo d’Aosta era stato ospite nella sua abitazione».
I funerali di Alba, che lascia quattro nipoti e quattro pronipoti, saranno celebrati domani, sabato 4 aprile, alle 10.30 nella chiesa di San Gottardo, partendo dalla casa di riposo di Lovaria.