Il conte di Moriana fu avvelenato? Il dubbio che da oltre duecento anni tormenta gli storici sta per essere svelato. Il mistero sulla morte del principe Giuseppe Benedetto Placido di Savoia – il conte di Moriana, appunto – governatore di Sassari e del Logudoro e fratello del re Vittorio Emanuele I, sarà risolto a breve. L’ultimogenito di Amedeo III di Savoia morì a Sassari nel 1802, a 36 anni, poche ore dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua. C’è sempre stato il sospetto di un avvelenamento, e ora la verità verrà fuori dagli esami tossicologici sui capelli del principe di casa Savoia, i cui resti sono stati ritrovati mesi fa durante il restauro del suo monumento funebre, nel Duomo di Sassari.
Benedetto Placido era nipote da parte di madre (Maria Antonietta di Borbone-Spagna) di Elisabetta Farnese, figlia di Odoardo II Farnese, principe ereditario di Parma, moglie in seconde nozze di Filippo V di Spagna. Nozze celebrate peraltro, per procura, sempre a Parma. Nel 1731 il duca di Parma Antonio Farnese morì senza lasciare discendenti. Il ducato passo a Don Carlo di Borbone (Carlo III), infante di Spagna. Carlo era figlio di Elisabetta, la nipote di Antonio Farnese e, di fatto, l’ultima della nobile famiglia e dal 1714 moglie del re di Spagna, Filippo V. Le spoglie del conte erano custodite in due casse di legno, che furono depredate al momento di collocare il monumento nel Duomo, a cinque anni dal suo decesso. Questo spiega il mancato ritrovamento di tracce di indumenti, oggetti e ornamenti come bottoni, fibbie, onorificenze e armi. Ora le casse sono state prese in consegna da un’equipe multidisciplinare di studiosi delle Università di Sassari e Pisa, che comprende antropologi, anatomici, radiologi, tossicologi, paleopatologi, entomologi, storici e archeologi. Ne fanno parte Gino Fornaciari, Andrea Montella, Alessio Pirino, Lino Bandiera, Antonio Fornaciari, Eugenia Tognotti e il direttore dell’Ufficio Beni culturali della Diocesi, Giancarlo Zichi.
In attesa delle analisi tossicologiche, sul conte è stata già effettuata una Tac. La prima ricognizione dei paleopatologi e degli antropologi fisici ha svelato l’aspetto del principe: longilineo, naso prominente, almeno 1,75 di altezza, attacchi muscolari ben marcati, frutto dell’intensa attività fisica e dell’equitazione, che però gli ha lasciato in eredità anche una leggera osteoartrosi.
L’esame dei denti ha rivelato la presenza di carie dovuta al consumo di cibi zuccherini. Presenti anche alcuni segni di sub-rachitismo nell’aspetto leggermente «a sciabola» delle tibie, un fenomeno patologico causato dalla carenza di vitamina D in età infantile, durante la fase di accrescimento delle ossa.