C’era una volta un Re

Tratto dal giornale telematico USA “HuffPost” del 7 settembre 2016

Di Ivano Lusso

 

Nelle macerie morali, materiali e istituzionali di questo Paese, ho deciso infine di votare Sì al referendum costituzionale. Non me ne vogliano i pessimisti e i dietrologi, ma quanto prevede l’art 50 non mi può che indurre a schierarmi con il “sì” per il referendum di riforma della Costituzione repubblicana: “Le funzioni di Senatore e di Deputato non danno luogo ad alcuna retribuzione o indennità”.

Risolta anche la querelle sulla legge elettorale, visto che l’insigne giurista e ministro Orlando, ha affermato chiaramente che le elezioni servono soltanto a operare una “selezione delle capacità” ossia la scelta dei “migliori cittadini” forniti delle doti necessarie “per la cura dell’interesse generale”. Ora i Pentastellati -quelli forniti delle doti necessarie, come richiede Orlando, – possono sciogliersi perché c’è chi li ha superati in morigeratezza: non la semplice riduzione dello stipendio, della diaria, e dei portaborse/parenti ma l’horror vacui della politica pro bono.

Il nuovo Senato sarà composto sì da nominati ma illustri, come prevede l’art. 33: per esempio, ambasciatori, Primi Presidenti e Presidenti del Magistrato di Cassazione e della Camera dei Conti, Primi Presidenti dei Magistrati d’appello, Avvocato Generale presso il Magistrato di Cassazione, Procuratore Generale, Presidenti di Classe dei Magistrati di appello, etc. Peccato che i modernissimi artt. 50 e 33 citati siano datati 1848, facendo essi parte dello Statuto Albertino, e che Orlando sia Vittorio Emanuele, che nulla ha a che vedere con Andrea, attuale Ministro della Giustizia, che non mi risulta giurista né laureato. Peccato che il nuovo Senato, a differenza di quello previsto nel 1848, non avrà magistrati ma potrebbe avere inquisiti, ossia sindaci e consiglieri in cerca di immunità.

Davvero non si possono non cogliere grottesche somiglianze, nell’Italia attuale, rispetto a quella risorgimentale, come se si trattasse di una parodia storica dei fratelli Vanzina. Al rigore piemontese e alla sobria monarchia sabauda si sostituisce lo sfarzo di una Presidenza della Repubblica che costa agli Italiani ben 246 milioni di euro (a fronte dei 7 milioni e 900 mila necessari alla monarchia spagnola). Nelle successioni, non legge salica come in casa Savoia, ma sadica: a Bersani che democraticamente doveva essere premier -o almeno ricordo che si promise così prima del voto – girata la ruota, viene preferito Renzi, investito da Napolitano (“Re Giorgio” per il New York Times) quale successore di Monti. Per entrambi lo stesso numero di votanti: uno.

Al “connubio” Cavour-Rattazzi che con l’unione di destra e sinistra – storica – fece l’Italia, si sostituisce il “patto del Nazareno” che a chiusura del ciclo vichiano dovrebbe disfarla (non me ne voglia per il paragone Cavour che parlava quattro lingue, non è mia intenzione accostare il suo inglese a quello del premier).
Quando nel 1946 si tenne il contestato referendum tra Repubblica e Monarchia Re Uberto II ne prese atto e lasciò il Paese.

Coraggiosamente anche Renzi, come un aspirante Re, nel caso di vittoria del No al referendum costituzionale ha dichiarato che lascerà la politica… Anzi no. Sicuramente dopo la disfatta avverrà come per Napolitano: prefiche di stato chiederanno l’estremo sacrificio di… restare, non eletto per grazia di Dio, nonostante la sua ferma decisione di abdicare.

Renzi non è un Savoia, non è discendente di Biancamano, i suoi avi non hanno difeso l’Europa dall’Impero Ottomano o combattuto per l’unità d’Italia, ma si sa che gli esordi di una dinastia sono sempre oscuri.
All’ultimo discendente di casa Savoia, Principe Aimone, intanto chiederei di ridarci l’art. 50 dello Statuto Albertino che mancando gli zecchini d’oro, magari, teniamo lontani i gatti e le volpi dal Parlamento.

 

logo

Condividi:

Chi Siamo

Costituito a Roma il 30 maggio 2005 per volontà di un una compagnia di persone dall’ alto profilo morale ed intellettuale, “Rinnovamento nella Tradizione – Croce Reale” è un movimento culturale identitario, di cultura, valori, tradizioni e monarchia.

Come aiutarci:

Torna in alto