Da Versilia news del 19 ottobre 2014

amedeo_di_savoia_vicoforteIntervista di Enrico Paolieri

Mi accoglie nella sua casa, una casa come tante, in pietra, con un giardino curato in fondo a un vialetto di giovani cipressi. Chi si aspetta un castello da le mille e una notte ha sbagliato indirizzo, il Principe Amedeo di Savoia, Duca d’Aosta e pretendente al trono d’Italia, abita in una villetta discreta immersa nella campagna di Castiglion Fibocchi. Tutt’intorno c’è un viavai operoso di contadini: è cominciata la vendemmia. Mentre mi avvicino osservo che la sua figura impone interesse e rispetto: è alto, molto alto, il petto fiero e le spalle dritte di chi possiede il senso dell’autorità contrastano con i suoi modi gentili e affabili. Stringendomi la mano mi dice sorridendo che si aspettava un tipo più vecchio, io timidamente mi scuso di aver solo trent’anni. Mi fa entrare, le pareti del salotto accolgono una vasta libreria e il pavimento è interamente coperto da pregiati tappeti. Ci accomodiamo. Altezza, dalle maniche di camicia arricciate si scorgono dei tatuaggi. Ma è vero che ne ha undici?
No. Ne ho quindici.
Cosa rappresentano?
Diverse cose: un drago, un timone, un’ancora, una donna giapponese che io chiamo Lady Butterfly, ce l’aveva anche mio padre. Sa, in famiglia siamo tutti tatuati. Lo erano mio padre e mio zio Amedeo quando lo facevano solo i delinquenti che erano stati in galera e i marinai. Io sono stato in Marina, in galera ancora no. Pensi che mia nonna Elena nel 1911 era già tatuata.
E che tatuaggio aveva?
Aveva una farfalla qui sul polpaccio (indica). Lei nasce a Firenze il 27 settembre 1943, il 26 luglio dell’anno successivo, per ordine personale di Heinrich Himmler, fu deportato nel campo di concentramento di Hirschegg insieme alla madre Irene di Grecia. Ci spiega il motivo di tanto interesse? Una precisa ostilità: dopo l’8 settembre dal punto di vista dei tedeschi eravamo dei traditori e dovevamo essere puniti. Nel caso specifico diventammo degli ostaggi da scambiare eventualmente con altri prigionieri. Siamo rimasti lì fino al 10 maggio del ‘45, quando ci liberarono i francesi di Charles de Gaulle, che arrivarono un paio di giorni prima che arrivassero i Russi. Con questi ultimi avremmo solo cambiato secondini, ma non avremmo risolto la condizione di prigionieri.

Il duca Amedeo d'Aosta nella sua casa in Toscana © Gerald Bruneau
Il duca Amedeo d’Aosta nella sua casa in Toscana ¬© Gerald Bruneau

È vero che c’era un ordine di uccidervi?
Sì, ma di questo non sono perfettamente sicuro. In un libro inglese di un giornalista molto qualificato è scritto che era arrivato l’ordine di fucilarci ma che quell’ordine si fermò in un ufficio postale il cui bombardamento impedì che arrivasse a destinazione.
Altezza, in Europa dieci paesi sono monarchie. In Spagna Re Juan Carlos ha abdicato in favore del figlio Felipe, in Inghilterra le vicende del Principe William e del figlioletto George tengono banco. Perchè in Italia la monarchia è considerata una istituzione arcaica e ormai passata?
È una domanda alla quale è difficile rispondere, perché io mi ricordo che dopo la guerra c’era un grande affetto corale verso di noi, non quell’astio che invece adesso c’è. È curioso come tra gli anni ‘40 e gli anni ‘50, quando c’era ancora un Italia che sanguinava, ci fu sempre dimostrato affetto e popolarità. Dopo, anche se non c’è stata censura, la stampa ha cercato di non parlare dell’argomento. Ma vede, negli anni tutta la colpa del Fascismo è stata imputata al Re. Eppure Mussolini è entrato in Parlamento dalla porta principale, ci sono stati dei voti, aveva larghissimo consenso; le leggi razziali le ha firmate sì il Re, ma sono state approvate in Parlamento. Il ‘Manifesto della razza’ è stato firmato da moltissimi intellettuali più o meno celebri anche dopo il Fascismo, alcuni dei quali sono diventati cardini della sinistra del dopoguerra. Perfino oggi per fare il vigile urbano in un paesino dell’Emilia Romagna o della Toscana serve la tessera di partito, e così era allora.
In una intervista la regina Maria Josè chiarisce una cosa fondamentale: lei è riuscita ad essere fascista quando Mussolini non era ancora compromesso e antifascista dopo..
Approvo senza alcun timore. È anche questo che rende grande la monarchia, sta sempre dalla parte del proprio Paese. Mussolini aveva il difetto di non aver viaggiato granchè, c’è questo luogo comune che se fosse stato negli Stati Uniti non avrebbe mai fatto la guerra. Non aveva una conoscenza estera sufficiente, quando invece c’erano dei politici che potevano in un certo senso aiutarlo.

 

amedeo_profiloIl referendum del 1946?
Quel referendum fu indetto troppo presto, c’era troppo caos, sarebbe bastato aspettare un anno e farlo con tutti i crismi democratici, ma non in quella baraonda. Poi ormai è sicuro, si può dire, è scritto anche sui libri di storia fuori dall’Italia che c’è stato un broglio. Lo stesso Romita nelle sue memorie scrive che aveva due milioni di voti nel cassetto. Era poi un momento molto difficile, c’è chi ha ricevuto due schede, chi non ne ha ricevute affatto, alcune non sono mai arrivate a Roma per essere conteggiate. Certo, nessuno chiede l’impeachment, io sono un Savoia perfettamente inserito grazie agli italiani, e non grazie ai politici. I politici, visto che erano ancora tutti vivi quelli della costituente, avevano la coscienza sporca. Io ricordo dei voltafaccia di gente che, pochissimi anni prima, aveva la reputazione di essere fedele servitore di Casa Savoia. Non faccio nomi perché altrimenti rischierei di lasciarne fuori tanti altri (ride). D’altra parte ho lanciato già diversi ami alla più alta carica dello Stato e non ho mai avuto un ricambio che fosse soddisfacente, eppure, dopo aver chiesto il permesso al Re, ho giurato fedeltà alla Repubblica come ufficiale di Marina.
Forse avevano ancora paura?
Io penso che avessero davvero molta paura di noi, eravamo osservati con la lente d’ingrandimento fino a pochi anni fa in quello che si faceva e che si diceva. I telefoni erano sotto controllo, la posta veniva sistematicamente aperta, sono cose di cui abbiamo le prove. Ora siamo meno pericolosi, credo, peccato perchè per me era un’ambizione (ride).
Altezza, negli ultimi vent’anni lo scarto ideologico si è notevolmente assottigliato. Questo ha in parte risolto la deriva violenta dello scontro politico, tuttavia ha lasciato gli italiani orfani di un assetto valoriale ben definito. Infatti l’uomo, e in special modo i giovani, necessita del sentimento di appartenenza, di una patria da difendere, di un confine da attraversare, di una famiglia da conservare. Questi nobili concetti non solo sono stati trasformati, ma sono stati trasformati a colpi di cesoia. Che cosa resta?
La parte principale della risposta l’ha già data lei nella domanda. Aggiungo che abbiamo totalmente perso la sacralità: quella del vigile urbano, del sindaco, del parroco e del fornaio, anche quella del capo famiglia. Si dirà: sono i tempi. Non è vero. Se lei va a Londra vedrà che il poliziotto, per esempio, gira tranquillamente da solo ed è guardato con molto rispetto, nessuno lo tocca. In Italia devono essere almeno in due e sovente vengono scherniti. Vale la stessa cosa per il flic francese. A proposito di Francia, la sacralità di quell’enorme tricolore sopra l’Arc de Triomphe nessuno la può infangare. La festa dell’11 Novembre è molto sentita, tutti sono in ordine, il Presidente della Repubblica sta in piedi cinque ore, anche i ministri di origine comunista dell’ultimo governo, tutti in doppiopetto blue e sull’attenti. Perchè invece noi bisogna essere tutti trasandati, con l’Unità in tasca, la barba lunga, preti compresi? Ecco, abbiamo perso la sacralità di tutto questo. E via pacche sulle spalle. Guardi, l’appartenenza è tanto una bella cosa, portare una divisa, un distintivo, una talare, essere socio del bocciofilo di Busto Arsizio, essere boy scout, quello che vuole lei. Non esiste più niente di tutto questo. Sì, ci sono quei pochi, ma il cittadino medio? Il sacrificio è un optional, studiare è diventato un obbligo noioso e marginale, gli insegnanti sono lì perchè considerano la scuola un rifugio sociale. Prenda il cattivo voto a scuola, il padre va a scuola e picchia il professore. In casa mia se c’era un cattivo voto tiravo le orecchie ai mei figli, l’ho fatto molte volte, andavo dal professore a dire ‘mi vergogno!, sia più severo!’. Anche se io sono super partes, devo dire che in qualche misura è colpa di una certa sinistra che ha voluto abolire tutto questo, come la caccia ai militari. Ma militarista è il tifoso della curva sud, quello che professa sì un’appartenenza ma non è certo quella più corretta! Abbiamo tolto i freni di un’educazione sana e vigorosa. Guardi la Svizzera, il principio democratico ha toccato il culmine, eppure per schiamazzo pubblico si finisce in galera e l’avvocato arriva dopo due giorni se va bene.
Dunque sacralità come autorità?
Sono due facce della stessa medaglia, sono all’apice della stessa piramide.

1939855_611411215603986_330438509_n1Il filosofo britannico Roger Scruton ha detto che “tutto quello che il multiculturalismo ha ottenuto è distruggere una cultura pubblica condivisa e al suo posto ha messo un vuoto che fa sbadigliare. Il più grande bisogno umano non è la libertà, ma l’obbedienza, come hanno capito i musulmani”. Quanto c’è di vero in questa affermazione?
C’è una buona parte di vero, la prima, il muticulturalismo distrugge l’identità. Ma i musulmani, che sono disciplinati e seguono una linea che è stata loro imposta, hanno una cultura molto scarsa, la maggior parte di chi usa le armi ha problemi di alfabetizzazione. Nella maggioranza dei casi, il fanatismo nasce da una grave mancanza culturale, per quanto gli arabi abbiano avuto nel passato grandissime conoscenze nell’ambito della matematica, della fisica, dell’astronomia.
Altezza, lei è un ufficiale di Marina. Dal febbraio 2012 due marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono trattenuti in India per aver difeso gli interessi italiani in acque internazionali. Latorre è appena rientrato in Italia per curare un’ischemia e molti, a ragione, dubitano che sia un rientro definitivo. Da quasi tre anni due militari italiani sono prigionieri dei capricci indiani, la loro uniforme è abusata a fini di propaganda. La vicenda ha dell’incredibile..
Loro prima di tutto facevano parte di una forza Nato che poi è composta da diversi paesi, in quel momento su quella nave erano dei soldati internazionali. Vede, quasi tutte le navi europee hanno a bordo dei soldati armati per difendersi dai pirati, che da qualche hanno fanno il bello e il cattivo tempo. Andiamo a vedere cos’è successo esattamente: è un esempio stupendo di come sia stato imposto ai due marò di non parlare dell’accaduto. Secondo me, e da quello che io ho sentito, forse sbaglio, il calibro delle armi non era quello, c’era una nave greca nella stessa zona, che aveva in qualche modo ha segnalato di avere dei problemi con una piccola imbarcazione. Io ancora prima di criticare l’India che li trattiene sono addirittura innocentista, non per patriottismo o per amore verso la Marina, ma perchè sono convinto che non abbiano nessuna colpa. Inoltre l’Italia ha fatto della faccenda un enorme pasticcio. Si figuri se fosse successo ad una nave inglese, in due giorni sarebbe stato risolto tutto. Uno come Berlusconi, anche se politicamente abbattuto, poteva chiamare Putin, suo grande amico, e chiedergli aiuto diplomatico. Ma certo io non sono il capo del Governo né il capo dello Stato, è molto facile andare avanti coi se e con i ma.
Altezza, Guglielmo Ferrero nella sua ricostruzione del Congresso di Vienna, individua nel concetto di legittimità la licenza per governare. È questo che ha permesso a Luigi XVIII di poter ascendere al trono di Francia dopo la Rivoluzione. In Italia la legittimità ha ceduto il passo alla tecnocrazia e al dispotismo sovranazionale. Quanto è importante la legittimità ai fini del buon governo?
Direi fondamentale. In Italia la presa del potere attraverso un referendum con molte ombre e calpestando l’autorità monarchica significò calpestare la legittimità, e anche molto recentemente con il governo Renzi, al quale concedo piena fiducia, è venuta a mancare sia la legittimità che la sovranità popolare. Vede, l’ereditarietà è il peggior difetto e il più grande pregio della monarchia, perchè il principe, fin da piccolo, viene messo dinanzi alle sue responsabilità, viene educato al comando, tutto viene ripetuto: dalla custodia della Costituzione alla sacralità della Patria. Quando diverrà Re tutto questo lo saprà meglio di qualunque politico perché ce l’ha nel sangue. Juan Carlos presentò Felipe alle camere quando aveva 18 anni, in cui ci fu una specie di approvazione del futuro Re. Inoltre il Re, che non è stato eletto, ha il grandissimo pregio di non dovere nulla a nessun ramo del Parlamento, non deve strizzare l’occhio a nessun partito politico.
Più volte le hanno offerto un incarico politico e ha sempre rifiutato, perché?
Mi è stata offerta la possibilità quattro volte e sono sempre stato tentato di dire di sì. Ne abbiamo perfino discusso animatamente in famiglia, io penso che scendere nelle parti così presto non è il caso, le cose sono cambiate solo da sessant’anni. Ma penso che in quell’ambiente, se non fai parte del sistema non sfondi, basta pensare a Gianni Agnelli.

amedeo-di-savoia-1000x681E Simeone in Bulgaria?
Ah, quell’uomo è fantastico! (ride) Non si è mai visto nella storia del mondo un sovrano che sia diventato presidente del consiglio. E ora se n’è ritornato a casa perché non aveva più voglia! Ma vede, Michele di Romania, che è mio cugino, è tornato a Bucarest, abita in un palazzo reale, Alessandro II di Serbia dopo la deposizione di Slobodan Milosevic rientrò in patria e adesso vive nel Palazzo Reale di Belgrado, e così tanti altri, come la famiglia Braganza di Portogallo. Gli unici messi completamente da parte siamo noi e stranamente abbiamo ancora l’ultimo articolo della Costituzione che vieta la revisione del regime repubblicano, ma questa non è una democrazia! In Brasile lo stesso articolo è stato giustamente eliminato.
Altezza, quanto è importante l’UMI oggi?
L’Unione Monarchica Italiana è riuscita a restare un organo al di fuori della politica e questo è un pregio. Noi dobbiamo molto all’UMI e non mi va di criticarla, ma credo che avrebbe potuto essere più svelta nel guardare avanti, avrebbe potuto reinventarsi, avrebbe potuto essere più snella. È effettivamente diminuita un pochino la qualità. Il guaio è che da fuori è guardato come un movimento politico, e penso che loro potrebbero fare di più, ma in questo momento ha una crisi, dovuta anche al fatto che la monarchia oggi la si vede divisa in due, con due personaggi diversi (chi parla e suo cugino Vittorio Emanuele, n.d.r.) e questo è un grosso problema.
Cosa ne pensa dell’Euro?
Alla Maturità, nel ‘62, scrissi un tema sulla necessità di unificare l’Europa. Non ricordo esattamente quel che ho scritto, ma la convinzione è sempre la stessa, credo che l’Euro sia importantissimo, penso sia una cosa che ci unisce molto di più di quel che non si dica. Il grosso problema è stato il cambio con la Lira e col Franco e non con il Marco, pensi che stranezza. Siamo arrivati cioè ad essere uniti, ma come? Si pensi all’ingresso di Bulgaria o Repubblica Ceca, sarebbe il loro tracollo, e a chi toccherà salvarli? Tuttavia non sono un economista, è una lacuna che un po’ mi duole, sarei andato volentieri ad Harvard a fare l’università di economia, oppure a prendere un master. D’altra parte capisco benissimo quelli che son contro.

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