Deportazioni: per non dimenticare. Giornata della Memoria

Ci uniamo idealmente in raccoglimento, nel ricordare quel tragico evento che ha macchiato indelebilmente la storia dell’umanità: lo sterminio in tutti i campi di concentramento.

Oltre a S.A.R. la principessa Mafalda di Savoia, pochi ricordano che stessa sorte capitò alla sorella Maria Francesca, internata nel Campo di concentramento  con il marito S.A.R. il principe Luigi di Borbone Parma e con i figli.

S.A.R.l a principessa Maria Francesca Anna Romana di Savoia (Roma, 26 dicembre 1914 – Mandelieu-la-Napoule, 4 dicembre 2001) era una delle figlie di Vittorio Emanuele III d’Italia, nata principessa d’Italia, Etiopia e Albania, per matrimonio principessa di Parma.

Fu sempre molto amata, tanto che a Roma esiste ancor oggi una scuola a lei intitolata. Nel 1943 fu internata in un campo di concentramento in Germania, con due dei suoi figli e il marito. Nel 1945 gli anglo-americani li liberarono ed essi fecero ritorno in Italia.
Dopo il referendum che portò alla fine della monarchia si trasferirono a Mandelieu. Nel 1967 rimase vedova e da allora scomparve quasi completamente dalla vita pubblica, fatta eccezione per il funerale del fratello Umberto, nel 1983. Nel 1991 fu colpita da un’altra terribile perdita, quella del primogenito Guy.
Più volte i nipoti cercarono di convincerla a scrivere la sua biografia, ma ella respinse sempre la proposta: non volle mai parlare della terribile sofferenza vissuta durante gli anni trascorsi nel campo di concentramento nazista.
LA DEPORTAZIONE da parte dei nazisti, del ramo cadetto della Famiglia Reale, i Savoia-Aosta.
nessuno morì, però questo fa capire che nessuno era al sicuro da Hitler.
Anna d’Orléans (Le Nouvion-en-Thiérache, 5 agosto 1906 – Sorrento, 19 marzo 1986) fu una principessa di origine francese poi divenuta duchessa d’Aosta.
Divenuta vedova nel 1942, alla data dell’8 settembre 1943 Anna d’Aosta risiedeva a Palazzo Pitti a Firenze.

All’annuncio dell’armistizio Anna non volle lasciare Palazzo Pitti per solidarietà con i fiorentini. Arrestata con le due bambine dai tedeschi, venne deportata in Austria assieme alla cognata Irene di Grecia e all’infante Amedeo, figlio di quest’ultima e di Aimone di Savoia-Aosta.

Deportazione – TESTIMONIANZA DEL CAPO DELLA POLIZIA.
“Giunsero a fine luglio le due Duchesse d’Aosta, Anna di Francia con le giovanissime Principesse Margherita e Maria Cristina, e Irene di Grecia, con un amore di bimbo di otto mesi, il Principino Amedeo. La brutalità tedesca non aveva avuto riguardi di sorta, né per la tenera età dei figli, né per il lutto grave che portava nel cuore la Duchesa Anna per la perdita del marito, Duca Amedeo d’Aosta, che, pur infermo, volle eroicamente restare fino alla morte nell’Africa lontana, al posto del dovere; né per la personale condotta delle due Duchesse, rimaste com’erano a Firenze, solo per non abbandonare nell’ora del pericolo la popolazione. Avrei bisogno di un volume per narrare gli atti compiuti verso tutti. Non posso però tacere un episodio della angelica bontà della Duchessa Anna.(…) compresi subito che la mia ora fosse giunta. La Duchessa Anna allora mi chiamò e mi rivolse parole così alte che sentii di poter affrontare la morte con serenità”. C. Senise, “Quando ero Capo della Polizia”, Ruffolo editore, Roma, 1946, p. 275-76.

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