Europa cristiana risvegliati

Il Belgio è la Patria di Goffredo di Buglione, capo vittorioso della Prima Crociata, che strappò Gerusalemme all’Islam. Però belga fu anche il primo governo che, nel 1974, riconobbe ufficialmente la religione islamica; belga è il regio decreto, che approvò l’esordio della Lega Islamica Mondiale a Bruxelles, città dove oggi l’Islam è la prima religione, un cittadino su tre è musulmano e nelle scuole l’insegnamento della religione islamica ha superato quello della religione cattolica. La causa? Il relativismo, che “droga” l’Occidente e lo priva della propria spina dorsale…

RC n.114 – maggio 2016 di Roberto de Mattei
Goffredo di Buglione, nato attorno al 1058 in Brabante (attuale Belgio), fu il capo vittorioso della Prima crociata. Il 15 luglio 1099, sfidando la tempesta di frecce e di fuoco che lo investiva, irruppe per primo sulle mura di Gerusalemme, spegnendo nel sangue ogni resistenza dei musulmani. La Città Santa, occupata dall’Islam, venne restituita per qualche tempo alla Cristianità.

Goffredo di Buglione, guerriero senza macchia e senza paura, personifica la vocazione all’eroismo del Belgio e, più in generale, dell’Occidente cristiano. Il castello dove visse sorge su uno sperone roccioso nella Vallonia, ai confini del Lussemburgo, mentre una statua che lo rappresenta è stata eretta davanti al Palais Royal di Buxelles. Eppure, è proprio in quel Palazzo Reale che ebbe origine, quarant’anni fa, la prima resa dell’Europa all’Islam. Giulio Meotti, su Il Foglio del 21 marzo, ha raccontato che nel 1974, il governo belga fu il primo Paese europeo a riconoscere ufficialmente la religione islamica e il re Baldovino donò il Pavillon du Cinquantenaire, situato a pochi passi dal quartier generale dell’Unione europea, all’Arabia saudita, che lo trasformò nella Grande Moschea del Cinquecentenario.

In questa moschea, ricorda ancora Meotti, si sono formati imam come Rachid Haddach, uno dei più popolari predicatori salafiti oggi a Bruxelles. E, come documenta a sua volta Felice Dassetto nel suo volume L’iris e le croissant (Presses Universitaires de Louvain, 2011), nel 1983, un regio decreto approvò l’esordio a Bruxelles della Lega Islamica Mondiale, un’organizzazione saudita che ha come fine la diffusione del panislamismo. I sauditi continuano ad offrire ogni anno un milione di euro alle venti moschee del quartiere jihadista di Molenbeek, in una città divenuta ormai capitale del cosiddetto “Belgistan”.

Bruxelles è la città dove l’Islam è già oggi la prima religione e nelle scuole l’insegnamento della religione musulmana ha superato per numero di studenti quello della religione cattolica. è la città in cui un cittadino su tre è musulmano e il nome più frequente all’anagrafe fra i nuovi residenti è Mohammed. A Bruxelles soltanto sette matrimoni su cento sono cattolici, i bambini battezzati sono solo il 14,8% e i funerali cattolici si fermano al 22,6%. è la città che nel 2035 sarà a maggioranza musulmana con l’incoraggiamento delle autorità politiche e religiose cittadine. Gli attentati del 22 marzo segnano però il definitivo fallimento dell’utopia multiculturalista.

Quali sono le cause che hanno portato al colossale abbaglio? La risposta a questa domanda sta nella parola relativismo. Tutta la classe politica che guida l’Occidente, da sinistra a destra, in ogni Paese, è immersa nel relativismo. Il relativismo ha portato all’introduzione dell’aborto, dell’eutanasia e dello pseudo-matrimonio omosessuale, approvato o in via di approvazione, anche in Paesi di antica tradizione cattolica. Per il relativismo il nemico principale è la visione del mondo di chi afferma l’esistenza di un ordine di valori assoluto e immutabile, definita “fondamentalista”. Per i relativisti non bisogna confondere i musulmani e tanto meno gli immigrati con il fondamentalismo dei terroristi. Ma se non è vero che tutti i musulmani sono terroristi, è anche vero che tutti i veri musulmani sono, e non possono che essere, fondamentalisti, se per fondamentalismo si intende l’adesione piena, convinta e coerente al credo islamico.

L’Islam moderato è una contraddizione perché, se i musulmani si secolarizzano e si integrano nella società occidentale, cessano di essere musulmani o diventano dei musulmani non osservanti, dei cattivi musulmani. Un vero musulmano può rinunciare all’uso della violenza, ma la considera sempre legittima nei confronti dell’infedele, perché così insegna Maometto, e non può non desiderare con tutto il cuore l’estensione della sharia. Sia l’Islam “duro”, terrorista, che quello “morbido”, immigrazionista, condividono lo stesso odio per l’Occidente e lo stesso obiettivo finale: la conquista di Roma, capitale del perenne nemico, e la conversione del mondo alla legge dell’Islam. Gli adepti dell’ISIS, vogliono raggiungere questo obiettivo alimentando scenari di guerra civile in Europa, i musulmani di linea morbida puntando al sorpasso demografico. Secondo Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), entro il 2050 i musulmani in Europa potrebbero arrivare a 80 milioni (Il Giornale, 26 marzo 2016), a cui altrettanti si aggiungerebbero se la Turchia entrasse in Europa.

L’Islam è una religione di conquista, che si espande nel mondo attraverso l’“egira”, la “migrazione”, che costituisce l’altra faccia del jihad, la “guerra santa” contro gli infedeli. Mons. Giuseppe Bernardini, allora vescovo di Smirne, nel Sinodo dei Vescovi del 1999, riferì queste parole di un autorevole personaggio musulmano: «Con le vostre leggi vi conquisteremo, con le nostre vi domineremo».

L’aspetto che più deve preoccuparci dell’Islam non è quello violento, dei foreign fighters o dei kamikaze, annidati a Molenbeek, ma quello degli immigrati che sbarcano a Lampedusa. L’estensione della sharia al mondo non è l’obiettivo dei soli musulmani terroristi, ma anche di quelli che, pur rifiutando il terrorismo, vivono e praticano l’Islam in coerenza con i loro princìpi e si propongono una conquista silenziosa dell’Europa.

Bruxelles, capitale delle istituzioni europee che si disgregano, è anche la capitale dell’Eurabia che si sta formando. Eurabia, come spiega Bat Ye’or, non è solo l’esito di un’invasione migratoria dell’Europa ma di una totale trasformazione e rimodellamento dell’intero continente: «Questa trasformazione coinvolge la sua demografia, la sua percezione della propria storia e della propria cultura, della propria civiltà, delle proprie leggi e istituzioni, della propria politica e dell’insieme di quegli elementi che modellano il suo presente e determineranno il suo futuro» (Comprendere Eurabia, Lindau, 2015, p. 98). Eurabia è l’ibridazione economica, politica e religiosa con il mondo arabo, in cui non è l’Europa, con la sua cultura e le sue tradizioni, ad integrare l’Islam, ma è l’Islam ad assorbire la cultura e il modo di vivere europeo.

Il Belgio, che costituisce il ventre molle dell’Occidente, ha imboccato da molti anni la strada di Eurabia ed ora comincia a raccogliere i frutti di questa fallimentare strategia. Eppure il Belgio resta la patria di Goffredo di Buglione, il cui ricordo è ancora vivo nella memoria di chi non ha perso la fede nella nostra religione e la speranza nella rinascita della nostra Civiltà. Solo Dio conosce l’ora del risveglio necessario dell’Europa cristiana.demattei2demattei

 

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