I 600 anni del Ducato di Savoia

DI FRANCESCO ATANASIO

Si compie in questo anno il 600° anniversario dell’elevazione dei domini sabaudi “in verum et perpetuum principatum et ducatum. Era il 9 febbraio 1416 quando l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo conferiva ad Amedeo VIII la dignità di Dux Sabaudie nel corso di una fastosa cerimonia nel castello di Chambery, residenza principale dei Savoia dalla fine del XIII secolo. Per Amedeo VIII “era un salire  di prestigio, ma anche un’affermazione politica…scomparso il Delfinato indipendente…la Savoia rimaneva a rappresentare tra Alpi e Giura l’antico regno di Borgogna, che aveva il suo centro religioso nel vecchio santuario di San  Maurizio d’Agauno”  ( Cognasso, I Savoia, pag. 212). Si raggiugeva una tappa fondamentale dell’ascesa geopolitica dei Savoia principiata da Umberto Biancamano ed esaltata da Amedeo VI, il Conte Verde, e da Amedeo VII, il Conte Rosso nel’300. Tale evoluzione si era riflessa nel succedersi dei loro titoli a iniziare da quello di comes Sabaudie  e per i territori della penisola italiana dimarchio 3. Nel 1310 Amedeo V, il Grande (1252-1323), che aveva formalmente rimesso i suoi domini all’imperatore Arrigo VII, li riavrà da questo monarca che “dominum Amadeum principem constituit”. Il  24 giugno 1365 l’imperatore Carlo IV di Boemia crea Amedeo VI  “in comitatu  Sabaudie  et  partibus  circumvicinis  generalem  vicarium “: il riconoscimento prelude all’elevazione alla dignità di Duca che Sigismondo attribuirà ad Amedeo VIII.  La rilevanza di tale decisione risalta dal confronto con l’investitura ducale ricevuta in precedenza dai Visconti: nel 1395 Gian Galeazzo Visconti per legittimare ancor meglio il suo potere chiedeva e otteneva, dietro il versamento di 100.000 fiorini, il titolo di Duca di Milano da Venceslao IV di Lussemburgo. Per questa decisione Venceslao  fu accusato da alcuni Principi Elettori di frammentare l’impero e nel 1400 sarà deposto dal trono: quasi a confermare la non ponderatezza di tale investitura, scomparso Gian Galeazzo nel 1402, il pur esteso Stato visconteo iniziò a scompaginarsi. Nessun problema ebbe al contrario Amedeo VIII, che ricevette l’investitura nella sua dimora a riconoscimento pubblico della sua “vicinanza” all’Impero, ma anche e soprattutto della solidità dei domini aviti: lo straordinario dinamismo diplomatico con cui interloquiva con i titolari del Sacro Romano Impero, i monarchi di Francia e Inghilterra, i pontefici, i potentati italiani e la Repubblica di Venezia, unito all’abilità nello gestire la posizione strategica dei suoi possessi, servirà a questo Savoia  per “riempire” di sostanza il titolo concessogli.  Il nuovo Duca, che aveva dato valido fondamento giuridico alla deditio di Nizza ottenuta dal Conte Rosso nel 1388, estende il suo controllo  sul Genevese, i castelli del Vaud, le contee di Tenda e di Vercelli e nel 1419 sull’antico feudo di Torino, patrimonio dei Savoia Acaia oramai estintisi: per coronare questo importante risultato, rivelatosi fondamentale per la scelta “italiana” della dinastia, e  dimostrare che egli è libero di nominare suoi vassalli,  nel 1434 creerà il figlio primogenito  Ludovico  “principe di Piemonte”, titolo che sarà portato da tutti i primogeniti della dinastia e dal Regno d’Italia in poi in alternanza con quello di principe di Napoli. Con l’emanazione nel 1430 degli Statuti generali Amedeo  darà ai suoi domini una nuova e più efficiente sistemazione gius-pubblicista che avvia la trasformazione degli ordinamenti di origine feudale: rafforzamento dell’autorità centrale con l’istituzione di organi consiliari competenti anche per la fiscalità e la contabilità (come ad esempio la Camera dei conti – istituto mutuato dal Regno di Sardegna, dal Regno d’Italia e dall’attuale Repubblica…), riduzione dei privilegi signorili, razionalizzazione delle norme consuetudinarie.  Amedeo ha il merito infine di aver rinnovato l’Ordine del Collare, istituito nel 1362 dal Conte Verde, in una particolare temperie che con la rinascita letteraria degli ideali cavallereschi vede il sorgere di distinzioni onorifiche che ambiscono a legare gli insigniti al loro sovrano in un rapporto, assai privilegiato, di quasi parità. Amedeo promulga nel 1409 e nel 1434 i nuovi Statuti dell’Ordine del Collare che nell’accentuarne il carattere religioso li trasforma in una milizia nobiliare e familiare legata da particolari vincoli al Capo di Casa Savoia.  Nel 1434 nominerà  il figlio Ludovico luogotenente generale e si ritirerà nel castello di Ripaille sul lago Lemano con alcuni dei suoi più intimi e autorevoli consiglieri.  Anche questa scelta si rivela importante per la storia della dinastia: nel compierla, come è noto, egli dà vita a un ordine religioso dedicandolo al legionario tebano San Maurizio e che diverrà anch’esso un elemento fondante della vita di Casa Savoia! Ma altri avvenimenti stanno per riportarlo sulla scena europea. La Chiesa cattolica è lacerata dallo Scisma d’Occidente, che arriverà a vedere tre papi contemporaneamente: questa grave crisi si risolveva con l’abdicazione di Gregorio XII, il ritiro di Benedetto XIII e l’elezione nel 1417 da parte del Concilio, convocato da Sigismondo di Lussemburgo a Costanza, del nuovo Papa nella persona del cardinale Ottone Colonna col nome di Martino V. Con la  morte di questi nel 1431 e l’elezione a papa del cardinale Condulmer con il nome di Eugenio IV riesplodono i contrasti   fra i sostenitori della supremazia del Pontefice e i partigiani del Concilio. L’assise conciliare convocata da Eugenio IV a Basilea finisce per deporlo accusandolo di simonia e malgoverno ed eleggere al suo posto il 15 novembre 1439 Amedeo che  con il nome di Felice V sarà incoronato  il 24 luglio 1440 a Basilea. Felice V, trasferitosi a Losanna, si mette subito all’opera: eleva alla porpora cardinalizia diciotto fra i suoi consiglieri più fidati, allaccia relazioni con sede episcopali lontane come quella di Cracovia, studia soluzioni per aiutare i cristiani d’Oriente sempre più minacciati dall’avanzata ottomana, cerca di guadagnare l’appoggio del nuovo imperatore Federico III. Resosi conto che per il bene della Cristianità è necessario far cessare lo scisma, il 7 aprile 1449 rinuncia alla dignità papale e riconosce quale sommo pontefice Niccolo V, il cardinale Felice Parentucelli, designato da Eugenio IV a succedergli. Questi in segno di rispetto e di riconciliazione confermerà tutti gli atti e le decisioni assunte da Amedeo, che nominerà cardinale di Santa Sabina, Legato e Vicario della Santa Sede assegnandogli l’amministrazione della diocesi di Ginevra. Qui si spegnerà il 7 gennaio 1451 e verrà sepolto a Ripaille, che diventa meta di pellegrinaggi per via di miracolose guarigioni ottenute sul suo sacello fino a quando i Bernesi, passati al protestantesimo, non devasteranno la residenza.  Anni dopo il duca Emanuele Filiberto di Savoia, ristabilito il proprio dominio sulla regione, ne recupererà i resti custoditi dal signore di Evian e li translerà nel duomo di Torino.

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