I ricordi dell’ultimo Asburgo, Martino d’Austria-Este: “Nell’orrore della Grande guerra i miei nonni nemici”

È il nipote da parte di padre di Carlo D’Asburgo, l’allora capo dell’esercito austro-ungarico, e da parte di madre del volontario Amedeo, duca d’Aosta e futuro vicerè d’Etiopia

Truppe alpine austro-ungariche in Tirolo nel 1915. La Grande Guerra segnò la fine dell’Impero austro-ungarico e della dinastia degli Asburgo. Martino d’Austria-Este è discendente dell’ultimo imperatore Carlo 
ROBERTO COALOA
SARTIRANA LOMELLINA (PAVIA)

«La Prima guerra mondiale è un argomento delicato in famiglia». Un mezzo sorriso compare sul volto dell’Arciduca Martino d’Austria-Este, un volto sereno, bello, ma dagli occhi malinconici. «Martino» è l’unico Asburgo discendente di Carlo, l’ultimo Imperatore d’Austria e Re d’Ungheria, suo nonno paterno, a vivere in Italia. Il padre dell’Arciduca, Robert, il terzogenito di Carlo e Zita, l’ultima coppia imperiale dell’Austria-Ungheria, fu insignito del titolo di Austria-Este (che era appartenuto all’erede al trono Francesco Ferdinando, assassinato a Sarajevo). Sono passati cento anni dalla fine dell’Impero, ma questo tema non pare così importante e doloroso come il conflitto mondiale. L’Arciduca spiega: «La Grande guerra è davvero un tema imbarazzante per me. Ho avuto due nonni su fronti diversi. Il nonno paterno era l’Imperatore Carlo, il capo dell’esercito austro-ungarico, il nonno materno era Amedeo, Duca d’Aosta, giovanissimo volontario, il futuro viceré d’Etiopia, morto poi a Nairobi, il 3 marzo 1942, dopo la resa sull’Amba Alagi. In più, il mio bisnonno Savoia-Aosta era Emanuele Filiberto, il capo della Terza Armata italiana».

Martino d’Austria-Este, quali sono i ricordi di questa famiglia così complessa nella tormenta della Grande guerra?

«Del bisnonno ci sono pochi ricordi. Mia madre aveva un anno quando morì. Al contrario del nonno Amedeo, che, nel 1915, a soli diciassette anni, chiese come volontario di essere mandato in prima linea, con il grado di caporale e servente d’artiglieria sul Carso. La sua memoria resta ancora molto viva in famiglia, con il suo senso del dovere fino all’abnegazione, e il suo amore per la patria, ma sempre con tanta umanità e «humor». Per la nostra famiglia, però, la Grande guerra è ancora una ferita aperta. Nel 1953, quando si sposarono i miei genitori, mia nonna Zita non era così felice per il matrimonio. Non voleva che suo figlio, un Asburgo, sposasse Margherita, la figlia del Duca d’Aosta, il “nemico” nel conflitto mondiale».

Eppure, oggi, un Asburgo come lei, sposato con la principessa Katharina von Isenburg, vive non in un castello alla Ludwig, ma a Sartirana Lomellina, tra le risaie, imprenditore agricolo, proprietario di un podere di quattrocento ettari. Come mai?

«Sono nato in Francia, ho fatto il servizio militare in Austria, ho studiato agraria in Germania. Sono arrivato in Italia nel 1983. Il Duca d’Aosta aveva ereditato le proprietà delle ultime discendenti della famiglia Arborio Gattinara: le duchesse di Sartirana. Il nonno materno, spinto da una passione per l’agricoltura, ricostruì le cascine. Furono eredi di tutto la zia e la mamma (l’Arciduchessa Madre d’Austria-Este, una nonna felice, di ottantotto anni) e, grazie a un amministratore bravissimo, il commendatore Filippo Venza di Favignana, un ufficiale della Marina, rimasto con noi dopo la caduta della monarchia, l’azienda è rimasta integra dopo tanti anni.

La proprietà italiana è quindi un’eredità Savoia-Aosta. Dalla parte asburgica della sua famiglia cosa resta? Non certo i beni, confiscati dai vari Stati eredi della Duplice Monarchia.

«La famiglia Asburgo, con l’ultimo Imperatore Carlo, il nonno beatificato da papa Giovanni Paolo II nel 2004 ha perso l’Impero, ma ha ricevuto una straordinaria eredità spirituale. Oggi, ogni membro della famiglia Asburgo cerca di vivere i principi cari all’Imperatore, morto a trentaquattro anni, il 1 aprile 1922, nell’esilio di Madera. Il nonno fu l’unico capo di Stato durante la guerra a cercare la pace, non solo per seguire la supplica di papa Benedetto XV, ma per una vera convinzione cristiana, per fare la volontà di Dio, come padre di famiglia, soldato e capo di Stato.

Suo nonno Carlo è stato un vero gentiluomo nella Grande guerra, un conflitto voluto dalla camarilla di Francesco Giuseppe, ma non da lui, diventato Imperatore, all’età di 29 anni, alla fine del 1916. Cercava la pace per creare una grande Europa dei popoli. Gli Asburgo furono i visionari della nuova Europa. È corretto?

«Mio zio Otto (parlamentare europeo, scomparso a quasi novantanove anni, il 4 luglio 2011) è stato il leader del movimento paneuropeo. L’Europa da lui sognata era però meno burocratica dell’Unione di oggi».

In Italia c’è ora un clima anti-europeo, i partiti al governo sono pronti a sfidare l’Europa. Che fare?

«L’Unione ci ha garantito, per più di mezzo secolo, di vivere in pace. Da Asburgo sono per un’Europa dei popoli, unita nella pace, senza alcuna esaltazione nazionalista. Per questo motivo sarebbe molto utile lo studio storico dell’Impero degli Asburgo, dove coabitavano, almeno negli ultimi due secoli, popoli di diciassette lingue e varie religioni. Tutti vivevano in forma pacifica dando vita a un Impero cosmopolita, dove lo Stato era rispettato perché a sua volta rispettava le tradizioni di ognuno e dove la differenza faceva la ricchezza di tutti. Non è un caso che De Gasperi, il più giovane deputato di lingua italiana al parlamento imperiale di Vienna, diventò un padre fondatore della comunità europea».

Condividi:

Chi Siamo

Costituito a Roma il 30 maggio 2005 per volontà di un una compagnia di persone dall’ alto profilo morale ed intellettuale, “Rinnovamento nella Tradizione – Croce Reale” è un movimento culturale identitario, di cultura, valori, tradizioni e monarchia.

Come aiutarci:

Torna in alto