Il “Toscana”: nave della speranza

Tratto da “IL REDUCE D’AFRICA” – 3° Trimestre 2016.

Organo ufficiale dell’Associazione Nazionale Reduci e Rimpatriati d’Africa a memoria storica di tutti i combattenti e lavoratori in Africa nonché delle loro famiglie e discendenti.

 

Nel 1923 dagli scali del cantiere Weser A.G. di Brema scendeva in mare la “Saarbrucken”. Non si trattava né di una grande nave, né di una nave di lusso, da paragonarsi a quei piroscafi delle linee passeggeri, che pochi anni prima avevano portato la bandiera imperiale a sventolare sulle rotte del Nord Atlantico, in concorrenza con le navi delle prestigiose compagnie di navigazione inglesi e francesi.

Il “Saarbrucken”, pur armato dal rinato Norddeutscher Lloyd per le linee dell’Asia Occidentale, non raggiungeva le 10.000 tonnellate di stazza lorda e non superava, a velocità massima, i 12,05 nodi con due macchine a triplice espansione capaci di sviluppare 4.400 c.v. Neppure l’architettura presentava soluzioni nuove o linee estetiche particolari; la nave era un comune piroscafo misto, con caldaie a carbone, con una sola ciminiera, lunga 146,2 metri, larga 17,6 con un pescaggio di 8,6 metri. Era stata progettata per il trasporto di 198 passeggeri, che potevano aumentare fino a 340, sistemati in uno spazio alquanto ristretto, con stive capienti per 9.142 tonnellate di merci ed un equipaggio di 176 uomini.  Nulla di eccezionale, ma, questa nave era destinata a rivestire un ruolo importante nelle vicende storiche dell’Italia.

Nell’agosto del 1935 il “Saarbrucken” lasciava le fredde acque del Nord Europa per entrare nel soleggiato Mediterraneo, acquistato dal governo italiano come nave trasporto per le truppe che dovevano essere inviate in Africa Orientale. Base: il porto di Napoli. Ribattezzato “Toscana” (a tutte le navi acquistate per le medesime esigenze furono dati i nomi di regione) e affidato in gestione alla Società di Navigazione Italia di Genova, contribuì al trasporto oltremare del corpo di spedizione forte di 570.000 militari, 100.000 civili, 29.000 automezzi, 67.000 quadrupedi e oltre 1.000.000 di tonnellate di materiali. Ad ogni viaggio il “Toscana” imbarcava 1990 uomini.

Terminate le operazioni militari in Etiopia e il rientro di gran parte del corpo di spedizione, la nave ebbe subito una nuova utilizzazione per lo scoppio della guerra civile in Spagna. Nel gennaio del 1937 la nave passava al Lloyd Triestino, che continuò ad impiegarla per il trasporto di 80.000 soldati e lavoratori e 4.000 automezzi nei porti nazionalisti spagnoli. Nel novembre del 1938, entrava nell’organizzazione affidata alla Flotta Lauro per il trasporto in Libia di 20.000 coloni con le loro 1720 famiglie.

Nel maggio del 1939, tornava in Spagna e provvedeva al rimpatrio di 1900 soldati italiani. Nel giugno del 1940, sempre utilizzato per trasporti militari, il “Toscana” venne sorpreso, nel Dodecaneso, dalla dichiarazione di guerra.

Snoleggiato a Lero il 1 febbraio 1941, venne iscritto nel registro del naviglio ausiliario dello Stato come nave ospedale e sottoposto ai primi lavori di adattamento che furono completati a Trieste presso l’Arsenale Triestino, dove la nave giungeva il 12 marzo e rimaneva fino al 25 maggio per passare quindi a Venezia dove venne ultimato l’assetto sanitario e ospedaliero con una capacità di 700 posti letto.

Il 16 dicembre 1941, il “Toscana” riprendeva il mare con la livrea bianca, la banda verde e le croci della Croce Rossa Internazionale, destinato a battere il mare nel teatro di guerra del Mediterraneo in missioni umanitarie, non prive però di pericolo.

Nella notte tra l’1 e il 2 ottobre 1942 la nave veniva bombardata, in due riprese, da due aerei uno dei quali finiva in mare con sei uomini d’equipaggio, che venivano prontamente salvati proprio dalla nave attaccata; il 28 aprile 1943, nei pressi di Capo Bon, veniva sorvolata a lungo da una formazione di aerei americani, che verso le ore 18 la sottoponevano ad un altro attacco; il giorno dopo, di ritorno dalla Tunisia, nonostante i segnali radio di riconoscimento, subiva mitragliamenti e bombardamenti, che causarono diversi feriti tra l’equipaggio e il personale sanitario;  nell’agosto del 1942, in coppia con la “Aquileia”, anch’essa contrassegnata come nave ospedale, sotto continuo bombardamento, fu l’ultima nave a lasciare le spiagge dello stretto di Messina.

L’8 settembre l’unità veniva sorpresa a Gaeta ma, eludendo la sorveglianza tedesca, riuscì  a prendere il largo e raggiungere dopo due giorni Palermo, da dove veniva trasferita a Malta.

Il 6 febbraio 1944, a Taranto, veniva radiata dal registro del naviglio ausiliario di Stato e requisita dalla Regia Marina, per essere utilizzata come nave trasporto, per conto degli alleati, dopo aver subito alcuni lavori di adattamento eseguiti a Caifa e ad Alessandria d’Egitto.

Il 16 febbraio tornava a Malta dove alzava la bandiera inglese e compiva alcuni viaggi in Mediterraneo.

Un anno dopo, il 16 febbraio 1945, è sottoposta a lavori della durata di tre settimane a Yarrow, in Inghilterra.

Durante le ostilità, la nave aveva effettuato 54 missioni e trasportato 4.720 tra feriti e naufraghi e 28.684 malati. Il 4 dicembre 1945, a guerra finita, la nave rientrava a Napoli. Ripresa la bandiera italiana, il “Toscana” veniva impiegato dal Comitato Ministeriale Gestione Navi (Co.Ge.Na.) sulle rotte di Napoli, Cagliari e Palermo.

Negli ultimi mesi del 1946 il Toscana effettuò un paio di viaggi Napoli. Mogadiscio trasportando in Somalia alcuni italiani che erano rimpatriati prima del 10 giugno 1940 o con il Saturnia del luglio 1943 e rimpatriando da Mogadiscio studenti, malati e indigenti che non avevano mezzi di sostentamento propri sotto l’occupazione inglese.

Dal febbraio 1947 il “Toscana” effettuò 10 viaggi Venezia-Pola trasportando 13.056 profughi istriani nonché le ceneri del martire istriano Nazario Sauro.

Rientrando nella normalità, o quasi, la nave veniva sottoposta a lavori di revisione e di riclassificazione eseguiti nell’estate del 1947 dal Cantiere San Marco, riassumendo la veste di nave passeggeri, senza grandi modifiche esteriori.

Fu cambiata la caldaia della combustione a nafta e le sistemazioni per 826 passeggeri; la stazza lorda aumentò a 9.584 tonnellate, ma la velocità rimase di 12 nodi.

Completati i lavori ed i collaudi, il 7 febbraio 1948, il “Toscana” riprendeva il servizio diretto a Durban in Sud Africa. Il 19 ottobre dello stesso anno veniva spostato sulla linea per l’Australia, dapprima con partenza da Napoli poi, come capolinea, da Trieste.

Notevole, in questo periodo, non essendo ancora risolta la crisi del dopoguerra, il flusso emigratorio giuliano per cui il “Toscana” rappresentò, per molti, l’ultimo lembo della propria terra abbandonata. Una lapide murata sul lato settentrionale della Stazione Marittima di Trieste, da dove il “Toscana” partiva per il continente australe, ricorda ancora oggi quell’evento ormai lontano, ma ancora vivo nel ricordo di quanti ne sono stati protagonisti. Il vecchio piroscafo rimase in servizio sino alla fine del 1961. Superstite di tutta un’epoca segnata da avvenimenti straordinari, spesso luttuosi e dolorosi, fermò definitivamente le macchine in disarmo nel porto di Trieste dove venne avviato alla demolizione l’anno successivo dopo 39 anni di intensa attività, 27 dei quali passati sotto bandiera italiana nei periodi più burrascosi della storia nazionale.

 

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