La Danimarca si affida a Mary e Frederick. E cerca affari in Italia

TRATTO DA: https://www.corriere.it/esteri/18_novembre_07/danimarca-si-affida-mary-frederick-cerca-affari-italia-3476aafa-e2ba-11e8-86b9-0879a24c1aca.shtml

Di Enrica Roddolo

La Regina Margrethe — sul Trono dal 1972 dopo che nel 1953 fu cambiata la legge di successione per aprire le porte alle donne —, come Elisabetta II, ha un record di simpatia nel «regno di Amleto». Ma questa volta si è affidata alle nuove leve: il Principe Frederick con la moglie Mary, la commoner australiana con un passato nelle agenzie pubblicitarie, da Young and Rubicam Sydney a DDb Needham Melbourne. Così in Italia, a rinsaldare i rapporti diplomatici tra i due Paesi e cercare affari, sono atterrati l’erede al trono con la principessa sposata nel 2004.

Al Quirinale

I Principi hanno pranzato con il presidente Sergio Mattarella (e la figlia Laura) al Quirinale. Con loro anche il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi. Per proseguire la visita alle Terme di Caracalla prima di cambiarsi d’abito per il ricevimento sulla Terrazza degli Aranci al Rome Cavalieri Waldorf Astoria. Poi lo showcooking al Ristorante Colonna al Palazzo delle esposizioni, al quale sono stati invitati chef italiani e danesi. Lei, elegantissima in un abito color panna e i capelli raccolti per la colazione al Quirinale, in tailleur pantalone per il Business Forum a Villa Miani.

Grand Tour

Ad accompagnarli nel Grand Tour capitolino il ministro alla Sanità Ellen Trane Nørby e il ministro degli Esteri, Anders Samuelsen, a pochi giorni dal J’accuse di Copenhagen verso Teheran additata come indiziata numero uno per un sospetto tentativo di attacco, da parte dell’Intelligence iraniana, su terra danese. Nel mirino iraniano, secondo Copenhagen, la branch danese di un gruppo separatista iraniano. Samuelsen ha promesso pressioni sull’Europa per nuove sanzioni economiche contro Teheran. Ma a Roma si parla di altri affari.

Cyber war e collaborazione

«Per la Danimarca l’Italia è il decimo sbocco commerciale (verso il quale nel 2017 sono stati esportati beni per 16.454 milioni di corone danesi, e importati prodotti italiani per 21 milioni di corone, ndr.) e possiamo collaborare in tema di sanità, tecnologia e soluzioni green: dalla Cop15, la Conferenza Onu sui cambiamenti climatici a Copenhagen nel 2009, ci siamo dati una missione sostenibile — ha spiegato al Corriere Samuelsen (tra i fondatori del partito Liberal Alliance) nel suo ufficio nel palazzo ministeriale di Asiatisk Plads —. Soprattutto, siamo entrambi piccoli Paesi ma con una radicata vocazione per la pace e libertà dei commerci e di movimento». Libertà di movimento, anche se sul fronte dell’immigrazione, Copenhagen resta piuttosto ferma. «E nel contesto europeo (la Danimarca è entrata nell’Ue nel 1973)dobbiamo lavorare di concerto nel rispetto della legge e della sicurezza. Così — spiega il ministro — nel nuovo budget della Difesa, abbiamo dedicato più risorse per combattere le cyber war: investiremo 1,5 miliardi di corone danesi da qui al 2021 per proteggerci meglio dalle minacce che corrono via web. Con soluzioni tecnologiche, elevando il livello di attenzione di cittadini, mondo degli affari e autorità. E con più coordinamento tra varie le autorità minacciate di cyber war».

Maximum tax

A proposito di budget, che cosa pensa del reddito di inclusione e della flat tax che stanno a cuore al governo italiano? «Il reddito di cittadinanza non è in agenda per noi, mentre il mio partito si è dato come missione proprio l’alleggerimento del peso fiscale, con quella che abbiamo chiamato una maximum tax del 40% (oggi le tasse danesi pesano per circa il 45% del Pil, ndr.)». Già, sui tagli fiscali nel 2016 Samuelsen aveva messo alla corda il premier Lars Lokke Rasmussen. L’adozione dell’euro, rigettato da un referendum nel 2000, è in agenda? «È stata la giusta scelta e non vedo all’orizzonte nuovi referendum sull’adozione dell’euro, l’economia danese è solida».

Budget

Nel marzo 2017 la Danimarca ha azzerato il suo debito estero. La ricetta? «Questo risultato ci ricorda anche il successo delle politiche di flex security che il Paese ha perseguito e ci hanno permesso di passare indenni nella grande crisi». Il ruolo dei reali danesi che nella tre giorni romana dopo Mattarella incontrano Papa Francesco, per concedersi poi una passeggiata dalla Fontana di Trevi a Piazza di Spagna, prima di una visita all’ospedale Bambin Gesù (ad attenderli la direttrice Mariella Enoc con i piccoli degenti )? «Il principe e la principessa sono degli straordinari door opener, insomma riescono ad aprire molte porte d’affari — dice Samuelsen —. E lo abbiamo già provato con mano in un recente viaggio ufficiale in Giappone».

Affari e diplomazia

Infatti oggi la Coppia Reale è stata la protagonista del business forum a Villa Miani con il numero uno di Confindustria Vincenzo Boccia, e l’omologo danese, Karsten Dybvad che mesi fa ha lanciato l’appello per un’emergenza Labour shortage, insomma troppo lavoro e pochi professionisti sul mercato per reggere il ritmo di marcia dell’economia danese. Possibile, Mr Dybvad? «Il 40-50% delle nostre aziende ha difficoltà a trovare i lavoratori necessari a reggere il passo delle imprese — conferma Dybvad — ed è questa al momento la vera sfida al mantenimento del ritmo di crescita del Paese (per Statistics Denmark gli ultimi dati di luglio registrano altri 3 mila posti di lavoro aggiunti al numero di impiegati che si avvicina così sempre più a quota 3 milioni di occupato, su una popolazione di 5 milioni e mezzo)». Perché allora le porte agli immigrati restano chiuse? «Un conto sono i rifugiati, alle nostre imprese mancano professionisti con competenze specialistiche».

Da LaRinascente alla metro: intrecci italiani

«Con l’Italia condividiamo un tessuto economico fatto da piccole e medie imprese — conclude Dybvad — anche se poi abbiamo colossi internazionali». Già da Maersk al big farmaceutico Novo Nordisk, a Carlsberg, fino a Lego. Con molti gli intrecci tra i due Paesi. Il Copenhagen Metro Team che lavora alla nuova metropolitana di Copenhagen, fa capo per il 99,9% a Salini-Impregilo. Con 260 dipendenti diretti, 2.550 operai e oltre 300 subcontractors, è fra i più grandi cantieri metropolitani d’Europa. Quanto a Illum, i grandi magazzini di lusso nel salotto di Copenhagen, sono stati rilevati nel 2013 (e rilanciati) dalla Rinascente di Milano.

 

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