La “Regione Piemonte” – crisi di identità e problemi di genere

 

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di Pino Scarfò

Il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Mauro Laus, manda i dipendenti a scuola di linguaggio, si legge sul quotidiano La Repubblica dell’8 dicembre, per modificare o meglio stravolgere la nostra lingua che usiamo da sempre. E afferma di modificarla per indurci ad una sorta di parità tra i sessi. Quindi non potremo più dire assessore ma assessora, presidenta anziché presidente e così, purtroppo, ‘discorrendo’; una distorsione che aggiunge alla nostra lingua un’accozzaglia di parole che mal s’intonano nel pronunciarle. Laus afferma inoltre che si tratta di “un insieme di soluzioni e accorgimenti, non solo lessicali, per evitare di cadere nella trappola del sessismo e della discriminazione”. Quindi non solo trasforma ciò che si è sempre pronunciato al maschile in femminile (un sacrosanto motivo esiste e va ricercato nella struttura della nostra lingua), ma il super Laus, addirittura, va ben oltre spersonalizzando la persona e presto dovremo farlo anche quando usiamo “nomi collettivi o tecniche di riformulazione per cui si dirà ‘chi opera’ anziché ‘operatore’ e si eviterà di fare distinzione tra i sessi anche quando le consuetudini portano a farlo in automatico”. Insomma, scopriamo un Laus sempre più singolare che confonde il periodo natalizio con quello carnevalesco decretando il paradosso. E aggiunge che sarà “un’occasione per cambiare già nel 2016 ed esportare l’esperimento a livello nazionale”. Ma Laus non si accontenta, spingendosi ben oltre: “inserendo l’approccio al linguaggio di genere tra gli obiettivi di risultato per i direttori dell’ente”. Obbligando così tutti i dipendenti a sconquassare per legge la nostra lingua. E non poteva che raccogliere proseliti tra i consiglieri comunali torinesi, che scambiano la triste notizia per una buona occasione!

Un scherzo goliardico di cattivo gusto per concludere il vecchio anno e iniziare il nuovo con una miserevole carnevalata

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