L’alternativa monarchica

a cura di Matteo Luini

Delegato Regione Lombardia RNT- CROCE REALE

(a destra foto di S.A.I.R. don Luiz di Braganza e Orleans; in basso incontro tra S.A.I.R. principe Don Luiz ed il Presidente di CROCE REALE)

 

Intervista a S.A.I.R. principe DON LUIZ di BRAGANZA Y ORLEANS

DOMANDE FREQUENTI SULLA MONARCHIA

D: Se la Monarchia è la miglior forma di governo, perché la maggioranza delle nazioni preferisce il governo repubblicano?

R:  L’innovazione della liberal-democrazia nel secolo XIX risvegliò il desiderio di novità. Come già affermava il Papa S. Pio X “l’amore per le novità basta a spiegare, di per sè, tutti gli errori.”
Ma mano a mano che si constatano i fallimenti del regime adottato, le nazioni più perspicaci ritornano, con grandi vantaggi, alla loro antica forma di governo.

D: La repubblica non lotta per il miglioramento delle condizioni sociali?

R: Sì, ma le difficoltà sono maggiori a causa dei maneggi politici e della corruzione che ruota attorno a ciò che è destinato alle opere pubbliche, senza la supervisione dello stato.

D: E se il monarca si lega ad un partito politico per cui simpatizza?

R:  Il monarca non può legarsi a partiti o gruppi settari, in quanto essi rappresentano solo una parte della società  mentre il sovrano è tale per tutta la nazione.

D: Se ritornasse la Monarchia, ritorneranno sullo scenario politico anche  i conti, marchesi e baroni?

R: I titoli di nobiltà sono concessi ai cittadini del paese che li meritano per i loro servizi resi alla Patria. Anche la repubblica fa questo, perciò troviamo cavalieri di un certo ordine o Commendatori di qualche legion d’onore. E’ quindi probabile che i titoli nobiliari ritornino in attività.

D: Ma questi nobili non andranno a pesare sulle finanze pubbliche?

R: Di per sé, i titoli nobiliari non hanno alcuna connessione con privilegi giuridico-amministrativi, e tantomeno con privilegi finanziari. In nessun modo il sistema sarà onerato da ciò.

D: E se qualche suddito riceve un  qualche titolo di nobiltà per i servigi resi alla nazione e poi viene meno ai suoi doveri base nell’ambito della dignità pubblica?

R: Nella monarchia attuale, la nobiltà è aperta a chiunque. Pertanto, la porta di entrata è uguale a quella di uscita. Se il caso in questione si verificasse, cosa improbabile, la cancellazione del titolo sarà inevitabile.

D: E il principio dell’uguaglianza fra gli uomini come opera nella Monarchia? Il Re non è superiore? 

R: Tutti gli uomini sono essenzialmente uguali nella loro specie, ma diversi moralmente e funzionalmente nelle loro attitudini. Nella funzione del monarca ritorna questa differenza fra gli uomini. Non come essere umano, posto che egli è uguale agli altri, ma come Capo di Stato particolare di una nazione. Pertanto sono la carica e le sue attitudini per la funzione i fattori che differenziano il Monarca dagli altri uomini, e non solo la sua persona.

D: Non è preferibile una forma di governo che offre parità a tutti coloro che ambiscono ad acquisire il potere?

R: Generalmente, si teorizza l’esercizio del potere nel maggior numero di persone persone  capaci di esercitarlo. Quando si proclama il mito dell’uguaglianza, si immagina un livellamento che permetta la salita al potere a tutti i componenti la società, e pertanto ad una maggioranza composta da persone di medio e basso livello. Tali individui (nella maggioranza) ritengono che, esercitandosi la pratica dell’uguaglianza verso di loro, gli venga concesso il diritto di attingere alla minoranza ed anche il diritto all’esercizio del potere, inerente a quella loro classe. Tale disastrata teoria piacque alla maggioranza del popolo ed in una politica che fa prevalere il numero dei votanti, partendo da utopia trionfò, diventando norma. Un tale principio, che trasforma ciascun elettore in un capo di stato in pectore, non può essere accettato dalla Monarchia, che è una virtuale barriera a tali assurde pretese. Ma dato che in una società egualitaria il numero prevale sulla quantità, quell’idea prevalse. Però c’è sempre tempo per rimediare ad un errore che si riconosce: un errore proclamato dalla maggioranza non per questo cessa di esser errore.

D: Perché quando muore un Re, la corona passa per diritto al figlio più anziano? Non potrebbe essere un altro figlio che la desiderasse di più o che fosse più adatto?

R: Si è già dimostrato che le dispute per il potere furono, in tutta la Storia, la causa fondamentale delle lotte e dei dissensi sia interni che esterni. La più lunga delle guerre di tutti i tempi che l’umanità affrontò  aveva come causa un litigio sulla successione al trono. Fu proprio perché tante disgrazie così pesanti non si ripetessero che, razionalmente e naturalmente, si instaurò il diritto di primogenitura maschile nella linea di successione, al fine di far sì che il principe, anche da bambino, non vedesse i suoi diritti minacciati. E’ pacifico, assiomatico, diremmo perfino dogmatico.

D: E se il principe dimostra di essere uno scialacquatore o addirittura raggiunge i limiti dell’idiozia, la nazione dovrà sopportare uno statista incompetente?

R:   Dato che la Monarchia è la forma di governo che maggiormente combatte per gli interessi della Nazione, è logico che, qualora delle mancanze fisiche o mentali fossero individuate nel principe ereditario,  mancanze che potrebbero ostacolarlo nel realizzare la sua opera nella pienezza delle sue facoltà, verranno azionati i meccanismi incaricati di risolvere il problema. Gli educatori, la famiglia, il Consiglio di Stato e da ultimo il Parlamento utilizzeranno le loro prerogative per rivolgersi ad un secondo figlio o a chi ne ha diritto secondo la linea di successione. Il fatto è che la Monarchia protegge la nazione, al punto da non permettere che un incompetente diventi Capo dello Stato.

D: Dato che il regno di un monarca dura per tutta la sua vita, se costui dopo l’incoronazione diventa infermo o impazzisce, la Nazione dovrà sopportarlo fino alla fine? Abbiamo già visto casi simili nella storia…

R: Saranno applicate misure identiche al caso del principe ereditario visto nella domanda qui sopra. Saranno applicateidentiche misure a quelle previste per i Capi di Stato eletti. Insistiamo sul fatto che la Monarchia è  la forma di governo più attuale, perché è quella che maggiormente si evolve adattandosi alle esigenze della vita odierna. La pazzia dei monarchi regnanti appartiene ad un passato molto remoto e mai nelle monarchie ereditarie, fu il caso di alcuni Cesari di Roma antica. Con l’istituzionalizzazione del principio ereditario monarchico, i rari casi constatati di pazzia in re e regine vengono risolti in modo soddisfacente con le misure già citate.

D: E se il monarca diventa un despota, immorale e corrotto, senza arrivare alla follia?

R: Rifiutiamo una tale situazione, ma se dovesse verificarsi, il che è improbabile ma non impossibile, la stessa organizzazione monarchica offre la soluzione. Il Consiglio di Stato, il Tribunale delle Garanzie ed il Parlamento dispongono di mezzi che vanno dalla sospensione delle prerogative reali, per arrivare all’istituzione di una reggenza, arrivando fino all’estremo della deposizione.

D: Si può affermare l’esistenza di una analogia fra la monarchia e la famiglia?

R: Sono tre le parti costitutive di una famiglia: padre madre e figli. Il padre è depositario dell’autorità maggiore; la madre, dell’equilibro fra l’autorità del padre e le aspirazioni dei figli; ai figli che rappresentano  le ambizioni della famiglia, la speranza di un futuro  migliore. Nella Monarchia nazionale, il re rappresenta la patria potestas. La madre è simboleggiata dai partiti politici, che devono essere i veri convogliatori della volontà popolare, ed infine il popolo, vero obiettivo nel pensare alle forme di governo: occorre infatti  governarlo ma è anche ciò per il quale si governa.  Senza la minima ombra di dubbio l’interesse monarchico e l’interesse popolare si confondono.

D: Ma non è la Monarchia una forma di governo dove conta solo la volontà del monarca?

R: La funzione del monarca, come già detto, è quella di fungere da autorità protettrice del suo popolo. Non ha funzioni esecutive. Se governasse a suo piacimento, questa sarebbe dittatura, cesarismo, tirannia.

D: A chi compete quindi il potere monarchico?

R: Il potere monarchico si caratterizza per essere perpetuo ed ereditario, così come la nazione. Ora, la Nazione si perpetua attraverso la prole delle famiglie. E così il potere monarchico si perpetua attraverso la Famiglia Reale.

D: Ma nella sua attività, il Monarca non persegue i suoi interessi personali?

R: L’interesse personale del monarca consiste nella felicità del popolo.

D: E se il re presenta caratteri personali, non di pazzia, ma mediocri?

R: Molte volte troviamo personalità mediocri che si fanno notare per un’abilità specifica, e lo stesso si ha nei casi opposti. La storia ci mostra sempre che quando un monarca era mediocre o debole, si appoggiava a ministri forti. Ora, il Monarca è addestrato da sempre all’esercizio dei suoi doveri. Pertanto, anche se mediocre, sarà meglio di un capo di Stato con alta cultura ma improvvisato.

D: La Monarchia non è qualcosa di obsoleto, di romantico, di infantile, di più vicino al medioevo?

R: La Monarchia si basa su principi immutabili, ma lo stesso si ha coi costumi, coi metodi, con le necessità della vita, sempre dinamici. Quindi occorre un adattamento costante tra lo Stato monarchico e le istituzioni politiche,  mirando all’armonia fra Monarchia e popolo.

D: Si può dunque affermare che la Monarchia è evolutiva?

R: Senza ombra di dubbio. L’adattamento, da un monarca all’altro, nella linea successoria, cammina passo a passo con l’evoluzione dei tempi, in un processo costante, progressivo, senza agitazioni sociali.

D: Questo significa che la Monarchia è popolare?

R: Dato che è il proprio popolo rappresentato nello Stato, la Monarchia è in sé l’essenza del popolo e pertanto il suo autoprotettore.

D: E se il monarca presenta una cattiva indole, essendo una persona cattiva, proprio per questo non sarà cattiva anche la monarchia?

R: Da un punto di vista filosofico domanderemmo cosa vuol dire essere cattivo. Ma in termini più pratici, si può affermare che un organo umano ammalato non fa diventare ammalato tutto il corpo. Il Re rappresenta un pezzo dell’ingranaggio della Monarchia, il più importante, ma non è il tutto. E’ già stata esposta l’esistenza di mezzi che analizzano la volontà del monarca per far sì che la ragione sia sempre preminente.

D: E se il Re instaura per qualsiasi motivo una forma assoluta di governo, a somiglianza dei suoi predecessori nell’ età moderna?

R: A parte che un tale tentativo sarebbe completamente  improbabile al giorno d’oggi, lo stesso può accadere in una repubblica, come si vede in diverse dittature repubblicane sparse nel mondo.  Ci sono meccanismi nelle Monarchie che possono prevenire questo fatto, e sono più efficaci che nelle repubbliche.

D: Il Re quindi è soggetto alla legge ed alla costituzione?

R: Certamente, come qualunque altro cittadino. E’ il primo dei cittadini, ma non è al di sopra delle leggi né le crea lui stesso. Questa era una caratteristica delle Monarchie assolute.

D: Nel caso in cui il monarca muoia o abdichi, lasciando l’erede al trono inabile a governare a causa dell’età, cosa succederà?

R: Come accadde quando l’Imperatore Pietro I ha abdicato, verrà costituita una Reggenza fino alla maggiore età del Principe ereditario. In questo modo nessuna nazione rimarrà acefala.

D: E’ vero che il principe ereditario è addestrato a governare?

R: Fin dall’infanzia. Questo non accade nelle repubbliche, dove si corre il rischio che compaia un avventuriero demagogo, inadatto al governo.

D: La Monarchia non comprime la libertà di scelta del popolo?

R: Assolutamente no. Il parlamento, vera sede del governo, continua ad essere eletto direttamente dalla nazione, senza interferenze da parte del Re.

Link originale:  http://www.monarquia.org.br/-/faq.html  a sua volta estratti dal libro  O que è a Monarquia del prof. Rogério da Silva Tjader.

 

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