Monarchia dantesca e nostre riflessioni

 

demonarchia

di Merico Cavallaro

Il trattato Monarchia di Dante tocca la nostra attenzione per alcuni punti di riflessione da applicare a un contesto più generale. Infatti, la monarchia che interessa il testo dantesco non è la monarchia in genere ma quella che eccelle sugli altri poteri monarchici, quella che discende da Ottaviano Augusto che fu il massimo esempio d’imperatore. A Dante non interessa la giustificazione della monarchia in generale ma quella dell’autonomia del potere imperiale rispetto a quello papale, giungendo non solo a stravolgere ma addirittura a invertire i termini delle tesi teocratiche sul potere papale, punto che vedremo di seguito.

Dante con il trattato sulla monarchia si pone tre quesiti:

1.      Se la monarchia è necessaria al benessere del mondo. Si chiede, cioè, se essa sia non solo capace di dare pace e giustizia ma anche di far raggiungere all’umanità il fine ultimo terreno (che spiegheremo in seguito in cosa consiste);

2.      La dimostrazione del fatto che il diritto imperiale è prerogativa del popolo romano;

3.      Se l’autorità del monarca deriva direttamente da Dio o da un suo vicario.

Dante riprende da Aristotele la giustificazione della necessità di un solo uomo a capo di tutto e tutti: secondo Aristotele quando le cose sono ordinate ad un fine occorre che una persona presieda a regolarle e che tutte le altre si dispongano ad essere regolate. Questa è una struttura organizzativa che si ripete in tutti i tipi di istituzioni e la realizzazione di un’organizzazione del mondo sotto il potere di un uomo è interesse del benessere della stessa umanità. Il sottoscritto, però, osserva che dedurre semplicemente che il bene dell’umanità sia dato nell’essere regolati da un solo uomo non solo non può dirsi valida dal punto di vista logico, perché, infatti, ci può essere una convenienza nel guidare e nell’essere guidati, ma non ha di per sé fondamento giuridico e morale, quel fondamento che non deriva dalla logica e dal calcolo o dalla convenienza ma dalla natura delle cose e dalle esigenze e aspirazioni degli esseri umani nella loro totalità o nella capacità intellettiva, morale e organizzativa del potere sovrano di soddisfare le istanze sociali per cui i cittadini si sottopongono al potere statale e ne partecipano con tributi e doveri.

Ha certamente ragione Dante nel sostenere che il monarca, essendo la guida temporale suprema, può portare benessere per tutti, ma questo, secondo noi, può avvenire solo a patto che questa persona abbia i requisiti testé citati per assolvere a questo compito.

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Nella sua discussione per più punti circa l’autonomia del potere imperiale dal papa Dante tocca alcuni punti che a noi paiono più interessanti con una serie di argomentazioni ma in particolare ci sono da sottolineare due direzioni: una prima direzione, volta a sottolineare le tesi secondo cui, essendo anteriore alla Chiesa, l’Impero non può derivare da questa, Dante sostiene che Dio dimostrò il suo consenso per potere di Augusto, dunque per l’Impero, dandone la legittimazione con la nascita di Cristo proprio sotto quel principato, perciò prima e a prescindere dall’esistenza della Chiesa; una seconda direzione vede che il papa, rappresentante di Pietro, non ha il potere assoluto di Cristo né la sua piena rappresentanza in quanto successore di Pietro il quale, peraltro, ebbe i soli poteri conferitigli da Cristo.

Ma l’argomento più forte e più conosciuto della teoria dantesca dell’autonomia dell’Impero dal Papato su questo punto è dato dal sostenere l’autonomia della ragione rispetto alla fede. La posizione di Dante nell’ambito della cultura medievale è una posizione filosofica nuova, che trova una certa sintonia con una nascente posizione giuridica e ribelle alla tradizione Scolastica ed ecclesiastica in generale per cui senza l’autorizzazione della Chiesa l’Impero era un’istituzione senza alcun valore. Dante rivendica l’indipendenza della ragione dalla religione e la sua assolutezza, aprendo uno scarto con la tradizione scolastica e aprendo, con questa nuova posizione, alla nascita dell’Umanesimo.

*

Per Dante l’Impero risolleva l’umanità dallo stato di miseria in cui è caduta, è guida dell’umano consorzio alla realizzazione del fine terreno. Ma in cosa consiste questo “fine terreno”, elemento sconosciuto alla tradizione giuridica e culturale della Scolastica? Questo fine, naturale, dell’uomo consiste nella beatitudine in questa vita nella piena attuazione dell’intelletto, cioè per il perseguimento di pace, giustizia e libertà, alla quale non può giungere se non insieme agli altri uomini. L’uomo, infatti, per Dante è parte inscindibile del tutto costituito dall’umanità legata dal naturale senso di socievolezza.

*

Nella dimostrazione della derivazione del potere imperiale dal popolo romano anziché dal papa, Dante, non solo sostiene la totale indipendenza del potere imperiale e una sua origine del tutto diversa dal potere ecclesiastico, ma fonda il potere monarchico su principi democratici. La pratica dell’acclamatio era fondamento e riconoscimento dell’imperatore da parte della popolazione (in particolare delle forze armate) senza la quale un imperatore non avrebbe mai potuto avere il potere effettivo e quello di chiamare la popolazione ad esprimersi sulle più importanti e sulla propria sorte, con diverse forme di partecipazione, è propria di una tradizione che ha visto esempi nel periodo rinascimentale con i Plebisciti a sancire il destino della propria terra1.

Non ci risulta siano stati fatti plebisciti per alienare le zone carsiche e istriane (chi dovesse avere notizie a riguardo farebbe cosa gradita ad aggiornarci).

1.      Il primo Plebiscito dell’era risorgimentale è quello successivo alla Prima Guerra d’indipendenza, fatto dopo la prima fase della guerra, vinta dallo Stato sabaudo. Venne sancita la sua validità dopo la Guerra del 1959 con la quale i territori vennero annessi al Regno di Sardegna.

1848
Territorio Data Iscritti Votanti Favorevoli all’annessione al Piemonte Contro l’annessione Astenuti    
Ducato di Parma e Piacenza 24 maggio ? 39.000 37.250 1.601[2] 149    
Lombardia 8 giugno  ? 561.683 561.002 681  ?

 

 

1860

Quesito: Volete l’unione alla monarchia costituzionale di Re Vittorio Emanuele II?

Territorio Data Iscritti Votanti Favorevoli all’annessione al Piemonte Per un regno separato Astenuti    
ex Legazioni pontificie (Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì) 11/12 marzo 526.218 427.512 426.006 756 750    
Toscana 11/12 marzo 534.000 386.445 366.571 14.925 4.949    

 

 

1860

Quesito: Il popolo vuole l’Italia Una e Indivisibile con Vittorio Emanuele Re costituzionale e i suoi legittimi discendenti?

Territorio Data Abitanti Iscritti Votanti Favorevoli l’annessione Contro
Regno di Napoli 21 ottobre 2.225.000 1.745.086 1.302.064 10.312  
Sicilia 21 ottobre 2.232.000 575.000 432.720 432.053 617

 

1860

Quesito: Volete far parte della monarchia costituzionale del Re Vittorio Emanuele?

Territorio Data Iscritti Votanti Favorevoli all’annessione all’Italia Per un regno separato Astenuti    
Marche 4 novembre 212.000 134.977 133.765 1.212 77023    
Umbria 4 novembre 123.000 97.708 97.040 308 25.292    

 

1866

Quesito: Dichiariamo la nostra unione al Regno d’Italia sotto il Governo monarchico-costituzionale del re Vittorio Emanuele II e de’ suoi successori.

Territorio Data Iscritti Votanti Favorevoli all’annessione all’Italia Contro l’annessione Astenuti    
Veneto 21/22 ottobre  ? 647.495 647.426 69  ?    

 

1870

Quesito: Desideriamo essere uniti al Regno d’Italia, sotto la monarchia costituzionale del re Vittorio Emanuele II e dei suoi successori.

Territorio Data Iscritti Votanti Favorevoli all’annessione all’Italia Contro l’annessione Astenuti    
Lazio 2 ottobre 167.548 135.291 133.681 1.507  

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