Piemonte da salvare: ci segnalano villa Pallavicino a Salerano e villa Nigra a Castelnuovo in Canavese

di Paolo Barosso

A seguito dell’intervista a Paola Meliga, responsabile del comitato “Piemonte da salvare”, pubblicata sul giornale online Civico20 news, abbiamo ricevuto segnalazione, da parte di un lettore di Ivrea (Torino), Yuri Zambolin, di due edifici canavesani con valore storico, architettonico e culturale, che versano da tempo in stato di abbandono e di cui vi diamo conto in questo breve scritto.

Villa Pallavicino a Salerano Canavese

Il primo caso che ci è stato sottoposto riguarda villa Pallavicino, elegante residenza edificata nel primo Novecento per volere del marchese Giuseppe Pallavicino Mossi sulla sommità della collina di Salerano Canavese, in splendida posizione panoramica sull’anfiteatro morenico di Ivrea. La villa, che durante la Seconda Guerra Mondiale fu sede di un importante presidio militare tedesco, è ispirata nelle forme architettoniche allo stile “Secondo Impero” (definito anche semplicemente “francese moderno” o “francese”), sviluppatosi durante il governo dell’imperatore Napoleone III e diffusosi ampiamente in Europa e Nordamerica dalla seconda metà dell’Ottocento al primo Novecento.

Scorcio di villa Pallavicino, costruita in stile Secondo Impero

Lo stile Secondo Impero si basa sulla rielaborazione in chiave originale di stili europei di epoche precedenti (eclettismo), dal Rinascimento francese allo stile Luigi XVI e al neoclassicismo. Tratti peculiari, riscontrabili anche nell’architettura di villa Pallavicino a Salerano, sono i tetti mansardati (tetti bassi e piatti forati da abbaini, soluzione introdotta in Francia nel Cinquecento e perfezionata nel Seicento dall’architetto François Mansart, da cui deriva il termine “mansarda”), e la presenza di padiglioni e avancorpi, porzioni di edificio posizionate al centro o alle estremità che si differenziano rispetto al resto del fabbricato per caratteristiche estetiche, cambiamento di altezza o design del tetto e che sono tali da accentuare l’immagine di grandiosità e magniloquenza tipica di questo gusto architettonico.

La residenza, dopo la morte dell’ultima discendente del marchese Pallavicino Mossi, avvenuta negli anni Novanta del Novecento, venne messa sul mercato e, in base alle informazioni che ci sono pervenute, sarebbe stata acquistata in tempi recenti da un artista belga, intenzionato ad avviare un cantiere di restauro.

L’ampio panorama che si gode dalla villa Pallavicino

Il secondo caso portato alla nostra attenzione riguarda villa Nigra, residenza fatta costruire dagli eredi di Costantino Nigra, diplomatico e filologo piemontese (1828-1907), accanto ai ruderi del castello di Castelnuovo dei conti di San Martino. Quanto resta del fabbricato si trova su un rilievo, in posizione dominante sull’abitato di Villa Castelnuovo, oggi frazione del comune canavesano di Castelnuovo Nigra.

Le vicende di villa Nigra s’intrecciano con la storia del castello di Castelnuovo, che venne fatto erigere sul sito di una più antica fortificazione al principio del XIII secolo per volere dei conti di San Martino e Castelnuovo. L’edificio subì danni ingenti in occasione degli scontri bellici che coinvolsero il Piemonte nel Cinquecento, quando l’edificio divenne oggetto di contesa tra i soldati francesi di Francesco I e le truppe imperiali di Carlo V, costringendo in seguito i proprietari a trasferirsi in una nuova residenza a Castellamonte.

Dopo il 1821 parte del castello e dei terreni intorno furono acquistati da Ludovico Nigra, padre del più famoso Costantino, con l’idea di renderlo nuovamente abitabile. Proprio qui, nel 1828, vide la luce Costantino Nigra, come lo stesso ricorda nell’introduzione al suo scritto “Il Natale in Canavese”.  A consacrare Costantino quale studioso di fama internazionale fu l’edizione definitiva nel 1888 del libro sui Canti popolari in Piemonte, frutto di un imponente lavoro di documentazione e ricerca durato 35 anni, cui fece seguito la pubblicazione della trilogia sulle rappresentazioni popolari canavesane.  

Resti di decorazione pittorica nell’arredo di villa Nigra con lo stemma comitale di Costantino Nigra e il motto “Aut e drit”

Accanto ai ruderi del castello, ancora oggi riconoscibili benché invasi dalla vegetazione, sorse negli ultimi anni del XIX secolo la villa voluta dalla nuora del Nigra, moglie del figlio Lionello, che ereditò alla morte del consorte la cospicua fortuna di famiglia. L’architetto incaricato del progetto, il cui nome è rimasto sconosciuto anche per causa dell’incendio che distrusse gli archivi comunali, elaborò il disegno di un edificio in stile Liberty, con soluzioni all’avanguardia per il periodo, ben inserito nell’ambiente circostante.

Parte di villa Nigra occupava la corte dell’antico castello, poggiando le proprie fondamenta sulle vetuste mura di cinta del maniero. La residenza non fu mai molto frequentata da Costantino Nigra, per via dei contrasti con il figlio Lionello, come emerge dalle sue memorie, ma è certo che in questa villa siano confluiti parecchi cimeli e ricordi di famiglia, poi andati dispersi.

L’edificio si trova oggi in stato di completo abbandono, spogliato negli anni di arredi e perfino dei marmi di pavimenti e scale, e non risulta siano in corso azioni o progetti di recupero.

Ringraziamo Yuri Zambolin per la concessione del materiale fotografico

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