Pietro Ingrao

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NON chiamatelo “padre della patria”. Potrà essere “padre” di questa malata Repub blica, ma il Padre della Patria è uno solo ed è il Re Vittorio Emanuele II. Tutto sommato è stato un uomo fortunato. Ha raggiunto  100 anni di età e questo mi sembra un traguardo bellissimo.Figura importante del nostro tempo, cui va il doveroso rispetto,  dovuto a chi non c’è più. Con tutto il riguardo che si deve ad un centenario, per giunta non più in vita, occorre fare chiarezza sulla sua figura di uomo e di politico. Pietro Ingrao è stato stalinista fino alla scomparsa del dittatore sovietico Stalin di cui ha sempre tessuto le lodi. E’ stato un grande vecchio del Partito Comunista Italiano di cui non approvò lo scioglimento ed il cambio di denominazione. Fu Presidente della Camera dei Deputati. Pochi sanno che quello che fu una figura granitica del P.C.I. in realtà proveniva da una cultura che lo vide meritoriamente protagonista nei littoriali fascisti. Scrisse con convinzione ed entusiasmo la bonifica pontina e la costruzione della città di Littoria (oggi:Latina), elogiando (1934) il regime, tanto da meritare il “”Premio poeti del tempo di Mussolini”.La sua conversione all’antifascismo iniziò con lo scoppio della II Guerra Mondiale. Si avvicinò al P.C.I. adeguandosi agli ordini del partito, a guerra finita da partigiano, elogiò,  al pari del suo compagno Napolitano,  i carri armati dell’Unione Sovietica che schiacciavano la rivolta popolare ungherese. Con la crisi del comunismo,  anche Ingrao entrò in fibrillazione,  pur rimanendo legato all’ideologia che per anni aveva fatto parte integrante della sua vita, del suo modo di essere, di pensare . Non fini mai di elogiare Stalin, Mao, Ho Chi Min, Pol Pot, i più sanguinari dittatori comunisti della storia recente. Pietro Ingrao se n’è andato e noi, che con la sua ideologia nulla abbiamo a che fare,  gli rendiamo omaggio per un semplice motivo: NON fu un voltagabbana, per il resto sarà la storia a giudicarlo,  noi l’abbiamo già fatto negativamente.

Giovanni Ruzzier

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