Referendum 1946: come andò davvero?

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di Aldo Mola

COME ANDO’ DAVVERO? MIGLIAIA DI BROGLI E IL COLPO DI STATO REPUBBLICANO

Nel 70° della svolta istituzionale arriva in libreria l’opera di Aldo A. Mola Il referendum monarchia-repubblica del 2-3 giugno 1946. Come andò davvero?, con prefazione di S.A.R. la Principessa Maria Gabriella di Savoia.

Fondata su vaste ricerche d’archivio, il volume documenta le migliaia di brogli perpetrati prima, durante e dopo le votazioni, il caos degli scrutini e della verifica dei 21.000 ricorsi, la provvisorietà dei dati effettivamente disponibili il 18 giugno 1946, quando la Corte suprema di cassazione sentenziò che per votanti intendeva solo i voti validi (ignorando schede bianche, nulle, contestate, non assegnate e i tre milioni di cittadini esclusi dal voto: prigionieri di guerra, profughi, radiati per motivi politici, non reperiti…). Il governo escluse il controllo delle schede e un serio esame dei fatti: un precedente sinistro per il referendum sulla riforma della Costituzione, annunciato per l’ottobre 2016.

La Repubblica ebbe il magro consenso del 45% del corpo elettorale. Nacque minoritaria, non il 2 ma il 19 giugno 1946. Vittima di un “trucco” e informato che nessuno garantiva l’incolumità sua e dei monarchici, il 13 giugno il Re lasciò l’Italia deplorando il “gesto rivoluzionario” del governo e la violazione della legalità.

“Come qui ricorda Mola – scrive la Principessa Maria Gabriella  di Savoia nell’Introduzione  al volume – Umberto II era Re, partì da Re e lo rimase sino al Suo ultimo giorno, il 18 marzo 1983, quando morì esule, con l’amarezza di non aver potuto rimettere piede nella Patria alla quale aveva dedicato la vita, sull’esempio degli Avi”.  La Costituente irrogò la pena dell’esilio per il lui e per i suoi discendenti maschi. Confuse “discendenti” con “eredi al trono”. Sottigliezze?  La Costituzione afferma che la sovranità appartiene al popolo. Perciò, argomenta Mola, in qualunque momento gli italiani possono chiedere un referendum sulla forma dello Stato, nelle forme usate nel 1946. Lo affermò anche Giovanni Gronchi, presidente della Repubblica.

Infine urge traslare in Italia delle Salme di Vittorio Emanuele III e della Regina Elena: un debito che gli italiani hanno verso la propria storia, “anche perché – insiste la Principessa  Maria Gabriella – è ormai chiaro a tutti che la Memoria dev’essere il fondamento dell’Europa nascente: l’Europa dei popoli, ben diversa da quella di oligarchie lontane dai cittadini”. L’Opera esce con l’egida della Consulta dei Senatori del Regno.

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