Siamo in guerra

Il terrorismo islamico ha colpito pesantemente Bruxelles, la Capitale belga e, nello stesso tempo, ha posto in essere una sfida senza precedenti alle Istituzioni europee che a Bruxelles hanno il loro punto di riferimento. E’ un attacco all’Europa! Il buonismo, la ricerca dell’Islam moderato, la remissività sono la causa principale della destabilizzazione che coinvolge tutto il mondo occidentale. A livello mondiale, ad iniziare dall’ONU è in atto una politica di “voluta” cecità, a dir poco, incomprensibile. Si, perché questo terrorismo viene alimentato, anche e sopratutto economicamente, da Paesi noti, Paesi che fanno parte dell’ONU e ciò non ostante non vengono prese quelle misure necessarie a fermare il fantomatico Stato islamico e chi lo foraggia.

Oggi, ancora una volta, dobbiamo piangere la morte di cittadini indifesi, colpevoli solo di vivere in un mondo dove la “democrazia” tutto consente. Oggi, mentre piangiamo le vittime di questi ignobili attentati, rimaniamo ancora ancorati a sterili programmi di integrazione, di accoglienza. E’ giunta l’ora di reagire positivamente. Ci vuole coraggio, determinazione, senso dello Stato. Ci vuole l’uso della forza, senza tentennamenti, senza lasciare spazi aperti a chi non merita di vivere in un mondo civile. Rifiutiamo l’idea di vivere in EURABIA! L’Europa ha tutti gli anticorpi per vincere questa battaglia, ma deve avere il coraggio di non essere l’Europa dei burocrati, dei lobbisti, dei banchieri, deve ritrovare le sue radici giudaico-cristiane, la sua Storia, la sua cultura. Una analisi di Bret Stephens pubblicata sul Wall Street Journal nell’ottobre 2015 affermava che: “”l’Europa sta morendo perché è diventata moralmente incompetente. Non è che non si batta per alcune cose, ma lo fa per cose superficiali e in modo superficiale. Gli europei non credono più in ciò da cui queste credenze sono scaturite: cioè il giudaismo e il cristianesimo, il liberalismo e l’Illuminismo, l’orgoglio e la capacità militare, il capitalismo e la ricchezza. Ancora meno sono disposti a sacrificarsi per queste cose. L’Europa ha scordato le sue radici e ora si chiede perché la sua casa sta andando a pezzi””.

Ci inchiniamo riverenti dinanzi alle vittime di Bruxelles, mentre ricordiamo il breve ma forte messaggio che S.M. il Re Filippo dei Belgi ha rivolto alla sua Nazione:

“”Signore e Signori, il nostro Paese è in lutto. Per ciascuno di noi il 22 marzo non sarà mai un giorno come un altro, vite spezzate, ferite profonde, queste sofferenze sono quelle di tutto Paese. Matilde ed io condividiamo il dolore per coloro che hanno perso una persona cara o che sono stati feriti dagli attacchi di oggi, vili ed odiosi. Esprimiamo il nostro pieno sostegno per i membri dei servizi di emergenza e di sicurezza e la nostra gratitudine a tutti coloro che offrono spontaneamente aiuto. Di fronte alla minaccia continueremo a lottare insieme con fermezza, con calma e con dignità. Rimaniamo fiduciosi in noi stessi. Questa fiducia è la nostra forza.””

Il Regno del Belgio osserverà tre giorni di lutto nazionale.

Giovanni Ruzzier

belga

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