Sull’esercito torna a brillare lo Stellone d’Italia

Editoriale della Consulta dei Senatori del  d’Italia del 13 dicembre 2015

a cura di                                

di Aldo A. Mola

E’ l’ “eterno ritorno”: sull’Esercito torna a brillare lo Stellone d’Italia.  E’ il logo novo e antico, presentato alla Biblioteca Nazionale di Torino (*)  con il CalendEsercito 2016, evocativo del centenario della Grande Guerra. La Stella fu adottata come distintivo nel 1871, quando Roma divenne Capitale d’Italia. Circoscritta in un cerchio è l’Uomo di Leonardo, emblema di forza ed equilibrio. E’ il Pentalfa ma anche annuncio di luce e  caro al culto di Maria.  Da metà Ottocento l’Italia venne rappresentata con manto azzurro Savoia su veste bianca e capo chiomato, sormontato da una Stella come fosse un’aureola. Aleggiava il motto di Carlo Alberto di Savoia: “Attendo il mio Astro!”. Antico Conte dell’Impero di Napoleone I, il re di Sardegna aspettava che sull’orizzonte tornasse a splendere lo Stellone d’Italia, come ricorda Alessandro Mella in Viva l’Imperatore! Viva l’Italia! (ed.Bastogi).

L’Astro rischiara e guida verso la Vera Luce, come la Cometa insegnò la via ai Re Magi. è la sintesi del CalendEsercito 2016. Il Capo di Stato Maggiore, Danilo Errico, vi ricorda che per l’Italia quella del 1915-1918 è stata guerra “di popolo”: impresa di milioni di uomini che hanno compiuto gesta di grande coraggio. Se molti furono ricompensati con Medaglie al Valore ed  encomi, per i più ebbero il premio fu il ricordo del sacrificio compiuto nel  passaggio iniziatico da massa a Nazione soprattutto nella prova più dura: la gigantesca “battaglia d’arresto” degli austro-tedeschi, con la regia di Luigi Cadorna, sorretto da Vittorio Emanuele III che l’8 novembre nell’incontro di Peschiera spiegò agli Alleati perché e come l’Italia avrebbe retto. Al fronte si batterono operai, contadini, alpigiani, professionisti, impiegati, artigiani, studenti e migliaia di cappellani. Esponenti dell’interventismo (nazionalisti, futuristi, democratici, sindacalisti rivoluzionari e l’ex socialmassimalista Benito Mussolini) e gli antichi neutralisti guidati da Giolitti che,  alieno dalla retorica, aveva la divisa militare cucita nell’animo.

CalendEsercito 2016 addita la continuità tra l’Esercito Regio e l’attuale: diversissimi per struttura, identici nella finalità, indicata dalla Costituzione: “è sacro dovere del cittadino difendere la Patria”. Nella copertina del Calendario sono MOVM, il maggiore Giuseppe La Rosa, caduto in Afghanistan, ed Elia Rossi Passavanti (1896-1985), personaggio paradigmatico. Di modesta formazione culturale, volontario per patriottismo eroico,  due ferite, a Fiume con d’Annunzio, MOVM nel 1923, tre lauree all’Università di Torino, deputato dal 1924, podestà di Terni, che ottenne divenisse capoluogo di provincia, nel 1940 Rossi Passavanti rivestì la divisa e si meritò una seconda Medaglia d’Oro. Nel 1943 seguì il re nella lotta di Liberazione. Storico di polso lasciò tutto alla Provincia, come ricorda Leonardo Varasano in L’Umbria in camicia nera, 1922-1943 (ed. Rubbettino). Nel 1871 l’Esercito non aveva l’aggettivo “Regio”. Lo era. Così oggi non necessita dell’aggettivo “italiano”. Lo è. Gli basta la Stella, nella quale confidano  i cittadini memori della propria storia. Nella presentazione del Calendario e del nuovo logo dell’Esercito è stato ricordato che il Centenario della Grande Guerra è propizio al restauro dei Sacrari Militari, anche all’estero, talora profanati da barbari,  ed è ora di riportare in Italia le spoglie del Re Soldato, Vittorio Emanuele III, e della Regina Elena.

Aldo A Mola

(*) Hanno partecipato il Comandante della Regione Militare Nord, generale Giovanni Petrosino, e i colonnelli Andrea Bartolucci ed Antonio Zerrillo, regista del Progetto Grande Guerra: mostre e convegni con docenti e studenti.

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