Un’ostensione il 21 maggio di duecento anni fa

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Ritrovato alla Biblioteca Civica un libretto con la cronaca dell’avvenimento che durò soltanto poche ore

La piantina contenuta nel libretto con la dislocazione di nobiltà, religiosi e militari per la parata

DI MARIA TERESA MARTINENGO

Anche 200 anni fa come oggi, il 21 maggio 1815, la Sindone era esposta in una solenne, ma breve, Ostensione pubblica. L’avvenimento, noto nella storia della Sindone, è tornato di attualità grazie alla scoperta, nel catalogo delle Biblioteche Civiche, di un libriccino intitolato «Narrazione della solennità celebrata in Torino il dì 21 maggio dell’anno 1815, nella quale la Santità di Pio VII espose alla pubblica venerazione la SS. Sindone. Pubblicato in Torino presso Domenico Pane, stampatore di S. A. S. Principe di Carignano». Si tratta di uno dei 400 titoli a tema sindonico che la Biblioteca Civica Centrale ha individuato nel catalogo generale e con i quali hanno creato una specifica sezione.

Il libretto riporta una relazione, scarna ma dettagliata nei particolari, con alcune considerazioni personali dell’estensore del singolare “verbale”, che si firma «Bessone per la G. Cancellaria». Quella domenica 21 maggio 1815 fu un grande giorno di festa per la Reale Casa di Savoia e per i suoi “fedeli sudditi” accorsi nella “Capitale”, “lietissimi per la venuta quasi improvvisa del Sommo Pontefice”.

C’erano state negli anni precedenti (1804 e 1814) altre Ostensioni private della “pregiata reliquia”, ma l’ultima di una certa risonanza pubblica risaliva ormai a quarant’anni prima, il 15 ottobre 1775, in occasione del matrimonio tra Carlo Emanuele Ferdinando Maria, Principe di Piemonte e futuro re Carlo Emanuele IV, con Maria Adelaide Clotilde Saveria, Principessa di Francia.

Quel 21 maggio di duecento anni fa si doveva dunque tornare finalmente a festeggiare, oltre alla visita di Papa Pio VII – di passaggio a Torino durante il periodo dei “Cento giorni” di Napoleone, fuggito a febbraio dall’esilio dell’Elba -, “l’anniversario del ritorno di un Re tanto sospirato”. Il seguito del libretto è una fedele verbalizzazione dello svolgimento della giornata, un crescendo di movimenti corali ed emozioni che, come in un racconto scenografico, porta i protagonisti della giornata – la casa reale e i suoi più illustri rappresentanti, con tutto il loro corteo di truppe e guardie, autorità civili, religiose e militari – al centro dell’attenzione». Nel racconto non si fa alcun cenno alle modalità della partecipazione del popolo.

La solenne giornata dell’ostensione si svolge dunque tutta all’interno del maestoso palcoscenico della Piazza Castello, Piazza Reale e “Piazza detta di Madama”. A una prima lettura del resoconto dell’epoca, sembrerebbe più una parata militare: anche la piantina allegata al libretto localizza le posizioni di battaglioni e reggimenti, guardie del corpo e Dragoni del Re. Descrive il susseguirsi dei trombettieri, poi i seminaristi e i sacerdoti, la Corte nobile e i parroci della città, i Canonici della SS. Trinità e quelli del Capitolo metropolitano, i musici della Reale Cappella e la croce papale. Il corteo si chiude con la Corte Pontificia, i Vescovi e gli Arcivescovi, il Sommo Pontefice “con mitra bianca ed abiti pontifici” che precede la Sacra Urna, “ai quattro lati della quale portavano le aste del baldacchino Sua Maestà, il Principe di Carignano, il Barone De la Tour maresciallo di Savoia, e il Conte di Roburent Grande Scudiere del Re”.

“Si pervenne per tal modo – continua la descrizione del Bessone – sino al così detto Salone della guardia Svizzera…e successivamente sino al posto antico del Reale Padiglione…seguirono con torce accese l’Urna Santissima e procedettero così sino al gran salone del Reale Castello di Madama”. Intanto sulla piazza sono schierate “in bell’ordine simmetrico” le truppe di Sua Maestà.

“Ed ecco gli occhi di tutti avidamente diretti e divotamente raccolti verso la Reliquia adorata – continua il racconto – e ’l Supremo Pastore della Chiesa, il quale, guarentito dai raggi del sole colla rossa ombrella… compartiva a tutti la celeste benedizione”. E venne infine il momento dell’ostensione: pochi minuti ma di intensa solennità. “Baciò il Sovrano Pontefice la Santissima Sindone, la quale fu poi baciata da Sua Maestà, da S.A.S. il Signor Principe di Carignano e dai Vescovi. Dopo del che fu essa dal Santo Padre e dai Vescovi Romani e Piemontesi trasportata con solennissima pompa alle due logge della Piazza Castello, e baciata reverentemente da tutti coloro che si trovarono sul suo passaggio. Venne la Sacra Reliquia adorata da tutti e venerata con timoroso e riverente affetto, al rimbombo del cannone ed al suono di tutte le campane, e fu poi diligentissimamente ripiegata e riposta nell’urna, e suggellata nuovamente per mano di Sua Santità e di Sua Maestà”.

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