Il 24 maggio 1915, il Re Vittorio Emanuele III lanciava un messaggio: “”” Soldati di terra e di mare! L’ora solenne delle rivendicazioni nazionali è suonata. Seguendo l’esempio del mio Grande Avo assumo oggi il comando supremo delle forze di terra e di mare con sicura fede nella vittoria che il vostro valore, la vostra abnegazione, la vostra disciplina sapranno conseguire. Il nemico che vi accingete a combattere è agguerrito e degno di voi. Favorito dal terreno e dai sapienti apprestamenti dell’arte egli vi opporrà tenace resistenza, ma il vostro indomito slancio saprà di certo superarlo. Soldati! A voi la gloria di piantare il tricolore d’Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della Patria nostra. A voi la gloria di compiere, finalmente, l’opera con tanto eroismo iniziata dai nostri Padri. Gran Quartiere Generale, 24 maggio 1915 – Vittorio Emanuele”””
Al termine della Prima Guerra Mondiale, che noi definiamo la IV Guerra di Indipendenza, l’Italia raggiungeva i suoi naturali confini, quelli preconizzati dal sommo poeta Dante :””sì come ad Arli, ove ‘l Rodano stagna, si com’a Pola, presso del Carnaro ch’Italia chiude e suoi termini bagna.””
Per noi italiani fu una guerra combattuta con gesta eroiche ed anche con qualche risvolto negativo ma, su tutto prevalse l’amore per la Patria, lo spirito di sacrificio, il senso del dovere.
Al di la da ogni facile, superflua retorica, la nostra vittoria fu una vittoria meritata su tutti i fronti e gran parte del successo lo si deve al Re Soldato come venne chiamato Vittorio Emanuele III, ma soprattutto al “Fante” questo soldato umile, sconosciuto, ignoto, come Ignoto è il Milite che la Patria tutt’ora venera al Vittoriale in Roma, ed al Principe Emanuele Filiberto di Savoia Comandante della Invitta III Armata, senza dimenticare il romagnolo Francesco Baracca eroe pluridecorato dell’Aeronautica militare ed ancora, sul mare, Luigi Rizzo che con D’Annunzio e Costanzo Ciano furono protagonisti della Beffa di Buccari, Enrico Toti ed i tanti Eroi di altre memorabili imprese. Fu una guerra di elite e di popolo ed a noi, che di questi siamo i discendenti, gli eredi, spetta il compito di non dimenticare il retaggio che ci hanno lasciato, che si concretizza nell’amore per la nostra Patria.
Cav Giovanni Ruzzier