Un sabaudo sui generis

Salendo al Monte dei Cappuccini non si gode solo della possibilità di osservare dall’alto il reticolo delle strade cittadine, ma soprattutto della vista di metà dell’arco alpino. Non a caso il Museo Nazionale della Montagna ha sede lì, dove nel 1874 venne posizionata per volere del Club Alpino Italiano – il Cai per chiunque sia stato tra gli iscritti – un’edicola in legno con annesso cannocchiale per osservare le cime. Da quel semplice gesto si sviluppò la struttura museale che visitiamo oggi. Ma non sono qui per raccontare del museo, per quanto sia interessante, ma della persona di cui porta il nome: Luigi Amedeo Giuseppe Maria Ferdinando Francesco di Savoia, Duca degli Abruzzi. Sabaudissimo nato a Madrid per due settimane Infante di Spagna prima che il padre abdicasse al trono di Madrid riprendendo moglie, figlie, bagagli e imboccando la strada di ritorno verso Torino.

Luigi riceve un’educazione militare: viene arruolato come mozzo dalla Regia Marina a poco meno di sette anni, a sedici è guardiamarina imbarcato sull’Amerigo Vespucci per il giro del mondo, da cui torna due anni dopo con i gradi di sottotenente di vascello e investito del titolo di Duca degli Abruzzi dopo la morte del padre. Ma il Duca degli Abruzzi non è solo un marinaio che durante la Prima Guerra Mondiale divenne ammiraglio, dedito alle imprese legate alla navigazione. È un provetto alpinista che si cimenta sul Bianco – dove battezza due cime delle Grandes Jorasses Margherita e Elena -, sul Rosa e sul Cervino – in compagnia niente di meno che di Albert Frederick Mummery -.

In Nord America – prima ascesa al Mount Saint Elias in Alaska -, in Africa – non a caso sul Ruwenzori si trovano tre cime battezzate con i sabaudissimi nomi di Umberto, Margherita e Alessandra – così come nel Karakorum, il Duca degli Abruzzi non si separa mai dal fidato gruppo di guide valdostane. Tentando una delle prime ascese al K2 il gruppo apre la via che ancor oggi porta il nome di Sperone Abruzzi, la stessa via che usarono Lacedelli e Compagnoni – menziono anche Bonatti per lunghe questioni tra appassionati di montagna – per giungere primi in vetta nel 1954. Esplora l’Artico sulla nave Stella Polare, che rimane incagliata nei ghiacci lasciando l’Italia intera con il fiato sospeso ben prima delle spedizioni di Nobile. Sceglie di andare in Africa, in Somalia dove scopre le foci dei fiume Uebi Scebeli, dando il via a operazioni di bonifica dell’omonima valle, fondando il Villaggio Duca degli Abruzzi, dove impianta una fabbrica e crea infrastrutture per italiani e somali. Amatissimo dalla popolazione, visse lì fino alla morte nel 1933, con la sua compagna, una principessa somala e lì volle essere seppellito.

da http://www.lastampa.it/2018/02/25/cronaca/la-marziana/un-sabaudo-sui-generis-xiUGMc1aHjTqSitTFRILgO/pagina.html

di Petunia Ollister

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