L’arciduca Martino Asburgo Este a Ferrara per tenere vivo il ricordo dell’’imperatore della pace

Consegnate le reliquie di beato Carlo d’Austria-Este, “l’unico a concepire l’Impero in un contesto multietnico e multi religioso

di Cecilia Gallotta

L’ultimo ramo della famiglia Asburgo-Este è ufficialmente a Ferrara. E’ stata una cerimonia a stento pensabile solo qualche anno fa quella svoltasi questo fine settimana nella chiesa del monastero benedettino di Sant’Antonio in Polesine, che ha ospitato niente meno che l’arciduca Martino d’Austria–Este, nipote dell’imperatore Carlo, le cui reliquie sono state depositate nella città estense alla presenza dell’arcivescovo Gian Carlo Perego, del cappellano don Davide Benini e della Gebetsliga, l’unione di preghiera dedicata all’imperatore asburgico, con il rappresentante nazionale don Arnaldo Morandi e il delegato di Ferrara Massimo Martinucci.

Dopo l’adorazione eucaristica, pratica a cui era particolarmente devoto Carlo d’Austria, per la regia di Giovanna Liotti della compagnia teatrale ‘La maschera di cristallo’ di Piacenza è stata proposta una rappresentazione dal titolo ‘Il Beato Carlo e la nostalgia della santità’. Otto attori si sono succeduti alternando letture di documenti, lettere e testimonianze che hanno alla fine fornito un profilo del beato imperatore che, come ha affermato don Arnaldo Morandi, nessuna conferenza avrebbe forse potuto delineare.

Diversi sono stati gli aspetti della sua vita messi in evidenza, innanzitutto quello dell’uomo di governo. Estremamente attuale il concetto di Impero da lui individuato come “istituzione che avrebbe dovuto garantire la pace in un contesto multietnico, multilinguistico e multireligioso” come quello dell’Impero Austro-Ungarico, che ai suoi tempi era in preda a forti risvegli nazionalisti. La pace era il suo obiettivo interno ed esterno e quando il pontefice Benedetto XV invocò la cessazione di “quell’inutile strage” costituita dalla Grande Guerra, fu il solo Imperatore Carlo ad attivarsi per porvi fine, pur senza ottenere i risultati sperati.

Uomo di grandissimo spirito religioso, “prima di prendere importanti decisioni di governo sostava in preghiera davanti al Santissimo Sacramento”. Fu sposo e padre di famiglia esemplare e volle poco prima della sua morte il primogenito accanto al suo letto per “fargli vedere come muore un imperatore cristiano”: da tutti dimenticato in esilio a Madeira, senza neppure i soldi per pagarsi un medico, patendo il freddo umido di quell’isola, ma anche la fame, secondo la testimonianza di una domestica.

L’evento si è poi concluso con la consegna alla Madre Abbadessa Maria Ilaria Ivaldi, affacciatasi dalla grata della chiesa, della prima reliquia da parte dell’Arciduca Martino e con il dono all’arcidiocesi nella persona dell’Arcivescovo Gian Carlo Perego di una icona raffigurante il Beato Carlo, con in mano un ramoscello di ulivo, realizzata dalle suore del monastero benedettino.

La seconda reliquia ha dovuto attendere la sera di domenica, quando, alla presenza delle autorità civili e militari, in Cattedrale l’arcivescovo Perego ha celebrato un solenne Pontificale in onore del Beato Carlo e dell’arciduca Martino. Quest’ultimo è intervenuto alla processione offertoriale consegnando nelle mani dell’arcivescovo la reliquia ‘ex ossibus’ che, terminata la celebrazione, è stata posta, assieme all’icona realizzata dalle suore benedettine, nell’altare laterale dedicato a Maria regina dei Santi.

Dal sito : https://www.estense.com/?p=740153

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