di Antonio Girardi

Carlo III di Borbone, sovrano del regno di Napoli a metà del ‘700, fu uno tra i più celebri riformatori della storia della città sul piano urbanistico. A lui si devono l’abbattimento delle mura della città, la redazione del primo catasto del regno, e la creazione della prima pianta della città.

PROPRIO CARLO III, NELLA PIAZZA
CHE OGGI PORTA IL SUO NOME,
FECE ERIGERE NEL 1749 DALL’ARCHITETTO FIORENTINO FERDINANDO FUGA
IL REAL ALBERGO DEI POVERI (O PALAZZO FUGA)

Attualmente Palazzo Fuga è il palazzo con la facciata più lunga d’Europa (quasi 400 metri) e dispone di una superficie utile di 103.000 metri quadri, nonostante i numeri da record non fu mai terminato: il progetto originale prevedeva una facciata di 600 metri. Dall’esterno colpiscono la scalinata a doppia rampa dell’ingresso principale e la scritta in latino posta sopra l’entrata che dice: “Regio ospizio dei poveri di tutto il regno”.

Il palazzo fu pensato per accogliere gli «ultimi»,
per assisterli e renderli autosufficienti

Infatti, a differenza di moltissimi palazzi costruiti nello stesso periodo, Palazzo Fuga con le sue 430 stanze non è mai stata residenza di qualche ricco nobile napoletano bensì fu pensato per accogliere 8000 tra mendicanti, orfani (i cosiddetti “esposti”), detenuti e mutilati di guerra ed assisterli, rieducarli e renderli autosufficienti attraverso l’insegnamento di un mestiere. Tale misura, che attualmente sarebbe considerata esempio di welfare, in realtà era totalmente in linea con il concetto di “pietà illuminata” e, assieme ad altri progetti, puntava a rendere Napoli una “città modello rinascimentale”, e ovviamente preveniva i malumori del popolo.Tale progetto fu ripreso da Ferdinando IV, figlio di Carlo, che preferì ridimensionare il progetto, diventato troppo dispendioso, e, in compenso, dotare la struttura di locali più ampi dove porre nuove macchine di produzione manifatturiera. Col tempo l’edificio ospitò una scuola di musica, una scuola per sordomuti e un centro di rieducazione giovanile, ma la sua fama di carcere superò quella di luogo di recupero e rieducazione diventando tristemente famoso come “serraglio”.

Da albergo per i poveri a «serraglio»

Nel 1937 l’intera ala occidentale fu adibita a tribunale minorile e centro di recupero per minori sottoposti a norme di sicurezza. Obbiettivo di questo centro era analizzare il contesto sociale che aveva causato la devianza dei minori e recuperarli attraverso una formazione lavorativa completa, questa li avrebbe portati ad essere assunti come operai specializzati. Il lato orientale del palazzo invece ospitava: un’infermeria, un refettorio con mensa annessa, camere di pernottamento, due palestre, due giardini, un’officina, un laboratorio artigianale, una cappella, una scuola elementare e una scuola di psicotecnica. Durante il terremoto del 1980 parte dell’edificio crollò, la proprietà passò così al comune che iniziò i lavori di restauro. Il Real Albergo dei Poveri rappresenta un palazzo storico di Napoli, nel quale per secoli si è provato a dare assistenza, formazione e prospettiva di vita alle componenti più deboli della società. Tuttora difficilmente si trovano esempi di esperienze simili in altre città.

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